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Dalla Storia

 

Storia di passaggi

   
Viandanti o re, predicatori o mercanti, pellegrini o guerrieri; l'alta Valtellina ne ha vista passare di gente, contando decine di migrazioni, invasioni, dominazioni, ma ha sempre saputo distinguersi, costruendo poco alla volta la suo storia: una storia di passaggi. L'alta Valtellina, a detta di molti, sarebbe stata una delle ultime terre alpine ad essere abitata dall'uomo. Recenti ritrovamento, però, sembrano non confermare questa indicazione degli storici. La "rupe magna", con le incisioni rupestri dei neolitico scoperta sui colli di Grosio e le innumerevoli tracce archeologiche individuate anche sugli attuali valichi alpini o durante indagini nei siti storici più importanti, indicano come questa terra potrebbe anche essere stato "scoperta" ed abitata molto prima di quanto oggi si ritiene.

I primi abitanti, molto probabilmente, furono uomini di passaggio, guerrieri, cacciatori e poi pastori. Lo testimonierebbero i ritrovamenti di Tola e Fumarogo, un'ascia ed una spada, indizi speciali per ricostruire le origini di Bormio e delle valli che circondano il borgo antico. Chi indica popolazioni germaniche e chi liguri tra quelle che "colonizzarono" questa terra; le supposizioni trovano conforto anche nello studio dei toponimi, ma è più verosimile un collegamento con Reti e Celti, confermato da recentissime scoperte in Grosio e Bormio.

In alta Valtellina, dunque, storie di passaggi in epoca abbondantemente preromana, con qualche probabilissimo accenno etrusco. Un prezioso bassorilievo, monete e monili segnano le tappe di questo periodo in cui si fanno largo anche le acquae bormiae. C'è chi sostiene che alla presenza di acque termali Bormio e le sue valli debbano origine toponomastica e fortuna storica.

L'epoca romana, ad ogni buon conto, ha fatto dell'alta Valtellina ancor più una terra di passaggio, una delle porte dell'impero, anche se probabilmente parte della colonia retica, da curare e presidiare, verso la quale disegnare strade come la Valeriana o la via imperiale d'Alemagna.
L'alta Valtellina seguì, dopo Roma, le complesse vicende storiche medioevali; dall'infiltrazione barbarica alla presenza longobarda sino all'avvento di Carlo Magno, che fece sua la curtis valtellinese e donò la pieve di Bormio (ed il controllo di traffici e passaggi) al monastero parigino di San Dionigi.

A questo punto, però, attorno all'anno Mille, comincia a delinearsi quella che gli storici chiameranno la "più longeva democrazia comunale".
Bormio e le sue valli cominciano a maturare un ordinamento ed una organizzazione che spesso impedirà alle stesse dominazioni di soggiogare del tutto questa valle di passaggi. Gli statuti e le leggi di Bormio rappresentano ancor oggi un esempio di governo e di democrazia. Su questi statuti si innestano spesso tradizioni, anche qualche leggenda, e usanze riprese nel tempo dalle popolazioni dell'alta Valtellina. Mantenendo saldo l'attaccamento alle sue ormai salde radici l'alta Valtellina entra in un periodo tumultuoso di eventi che la vedono sempre protagonista, nel bene e nel male.

Arrivano i Grigioni, poi i Visconti e gli Sforza (epoca in cui anche Leonardo da Vinci sarà in alta Valtellina per studiare le sorgenti dell'Adda).

Tornano i Grigioni a cui si sostituiscono Spagnoli e Francesi in un continuo, serrato, passaggio di storia e di storie da queste valli; si susseguono guerre e pestilenze, distruzioni e calamità naturali, momenti bui come l'inquisizione e la caccia alle streghe e momenti di grande splendore in cui arte, cultura e ricerca fioriscono in ogni campo. Napoleone ed il Congresso di Vienna segnano altre tappe fondamentali e preparano il terreno alle vicende moderne, segnate in primo luogo dalla costruzione, ad opera di Francesco I d'Austria, della strada dello Stelvio (al passo è allestito un particolare museo).

La storia di passaggi continua grazie a questa bicentenaria strada alpina sulla quale si sono snodate le vicende belliche che condussero all'unità d'Italia (e Garibaldi combatté proprio sullo Stelvio) ma soprattutto quelle legate ai due grandi conflitti mondiali.
"Guerra d'aquile" l'han chiamata gli storici, quella che tra il 1914 ed il 1919 vide migliaia di uomini trincerati sul fronte dello Stelvio (oggi diventato meta turistica). E l'alta Valtellina si distinse anche nel secondo conflitto mondiale; poteva essere l'ultima "ridotta" di Mussolini e invece fu la testa di ponte degli alleati verso la liberazione. La presenza partigiana fu decisiva per la difesa degli impianti idroelettrici che, proprio in quegli anni, cominciavano a funzionare. Ed oggi continua, proprio grazie alla sua offerta di vacanza, la storia dell'alta Valtellina, una storia fatta di passaggi, di viaggi, di continue scoperte anche perché leggende, documenti, testimonianze e tradizioni sono diventate parte