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Itinerari

 

   

POSALLO - MADONNA DI VAL POZZO  km. 4,5  h. 2.30

Dopo Posallo, la carrozzabile prosegue un tratto ancora fino a Rubianiga; alla torretta dell'Enel la si lascia per andare sulla destra e valicare il torrente Perlino, e quasi di fronte s'avvia la salita, prima sentiero e poi mulattiera abbastanza ampia verso S. Rocco; fra castagneti e rado bosco si è in duecento metri alla chiesa di S. Rocco (m 502), dietro la quale è un ondulato piano cosparso di macigni e circondato da alberi: fontana e tavoli lo rendono un buon luogo di sosta.
La chiesetta ha un'abside romanica, con affreschi del tardo Trecento raffiguranti il Pantocratore e gli Evangelisti; anche sulla navata appaiono frammenti della vita di S. Sebastiano; restaurata nel 1401, ebbe l'aggiunta di un caratteristico campanile e di un portico. Poco più avanti, la strada asfaltatata scende lentamente, fra boschi e qualche cascinale; un'ampia pineta si vede dopo un tabernacolo della Madonna. Man mano la visuale si apre sulla piana di Colico, dove si individua Villatico, per il quale passava un tratto più recente della strada per la Valtellina. In circa mezz’ora si è a contatto con l'ampio greto del torrente Inganna, all'Acqua de La Fevra, conca acquitrinosa a monte dei Molini e con cascine ammodernate.
Da qui, seguendo a sinistra la strada, si può raggiungere Villatico e quindi, per Campione e Pontée (località nota dal 931), la chiesa di S. Giorgio e l'abitato di Colico, in circa km 2,5. Colico piano ebbe sviluppo nei primi decenni del secolo scorso, dopo l'apertura della Strada militare austriaca; le vecchie case hanno a volte ancora l'aspetto degli stallazzi e magazzini propri a un paese di traffico, dove convergevano anche le merci trasportate per lago al porto, ricostruito nel 1791 e ancor oggi notevole per il razionale impianto. Vi sono lido, tennis, club navale; ogni anno in marzo si tiene un salone dell'usato nel campo nautico.
La stazione è punto di scambio verso Sondrio e Chiavenna. Da La Fevra sulla destra sale invece l'itinerario segnato 1 b, che valicato l'lnganna conduce a Fontanedo, antico agglomerato in una verde conca, dove sorge Santa Croce, grande chiesa battesimale ora in forme secentesche: le case rustiche, in scaglie di pietra scura scistosa, dimostrano una rara sapienza costruttiva. II luogo è frequentato solo in estate ed è base per ascensioni all'Alpe Scoggione (m 1594) e quindi, lungo il crinale, al Monte Legnone (m 2610), la nevosa vetta più alta della provincia.
II Sentiero va diritto a superare l'lnganna, svolta a sinistra riprendendo un fondo asfaltato; subito a destra una brevissima erta sale al Ristoro di Robustello (m 450): una bella deviazione alla Torre di Fontanedo è consigliabile, seguendo la mulattiera a fondo cementizio oppure il sentiero di destra, che sale fra abeti rapidamente tenendosi in quota in vista del torrente, smarrendosi poi nei terrazzi erbosi, attraverso i quali, stando un poco sulla sinistra, si sfocia sul pianoro della Torre. Lindi spazi prativi, circondati da castagneti, anticipano l'accesso a un eccezionale complesso fortificato in abbandono: stradine, scalette, archivolti, ammirevoli ruderi, una cappelletta (da cui fu tratto un affresco del Trecento ora nella chiesa di Curcio), muraglie e una porta, circondano una possente torre posta a m 550, dalla funzione ancora non ben chiarita. Parte del complesso appartiene forse a un sistema di difesa attuato dagli Spagnoli nel Seicento, ma i caratteri della Torre rimontano più addietro probabilmente anche rispetto all'attribuzione al 1357 a opera di Bernabò Visconti.
Da Robustello si segue la strada che si abbassa lievemente fra la costa del monte ripida e boscosa mentre a sinistra prati ed orti accurati sono posti sulla Gera, resto delle vecchie alluvioni del torrente. In circa 20 minuti si è a Chiaro, all'incrocio con la strada che proviene da Villatico; si gira a destra e quindi a sinistra entro il villaggio di rustica piacevolezza: qui la mulattiera selciata, coi segni dei carri, è piuttosto ampia. Al termine del cascinali ecco la fontana di pietra datata 1885; si prosegue per svoltare immediatamente a destra e dirigersi tra vigneti a Chiarello (fonte), dove il Sentiero scende asfaltato a sottopassare la Superstrada; riesce in vista di Curcio e torna a immettersi sotto i pilastroni dell'arteria alla Fontana Vecchia. Le case di Curcio, volumi di pietra arricchiti da immagini sacre, da androni, scalette, portali, affiancano la contrada fino alla rosseggiante chiesetta secentesca, ora sostituita da una grande costruzione moderna, dove è posta una tela secentesca dei fratelli Recchi. II Sentiero continua a monte di Curcio, lungo la Strada Granda e all'incrocio tiene la destra e sottopassa di nuovo la Superstrada in vista del grande complesso industriale Cariboni. Lasciata a destra la rampa che sale a Cà Biasett, diventa un viottolo in terra battuta, tocca uno slargo con fontana e affianca a destra la Torretta, pittoresco edificio agricolo, con un barbacane che rammenta la sua origine: attrezzata nel 1610 come guardia della strada confinaria, presenta però elementi per pensarne una storia più remota. La costa del monte si avvicina sempre più alla strada, con oscuri scisti verdastri, accentuati dall'ambiente selvatico; a tratti appare il lastricato, poi il Sentiero si alza bruscamente, scavato entro le rocce che affiorano e ingombrano il passo. Siamo all'avvio della "Scalòttola", che si tiene sotto i dirupi e in quota rispetto al piano di Colico, con una quarantina di metri di dislivello.
Si osservano distintamente la sottostante strada del Confine, i colatori, il Piano di Colico, la Fossa Spagnola, il Trivio di Fuentes e il corso del fiume Adda. Tutta questa zona ebbe un primo progetto di bonifica nel 1786; il francese Rousselin e il medico varesino Sacco avviarono nel 1802 lavori nelle paludi, permettendo di ridurre la malaria e di utilizzare per agricoltura e scavo di torba il piano, ulteriormente migliorato dall'incanalazione dell'Adda attuata fra 1845 e 1858. Al di là del fiume, fu il beato don Luigi Guanella a iniziare la bonifica nel 1900 del Piano di Spagna, ora riserva ambientale di grande valore. 0ltre il Trivio si vede l'abitato di S. Agata, dove furono trovate varie necropoli preromane e che era parte del centro romano di Olonio scomparso nel Quattrocento, e poi il colle boscoso di Fuentes, dal nome del governatore di Milano che volle una piazzaforte contro i Grigioni e a controllo dei passi di lago e di monte: opere colossali, smantellate nel 1797 ed ora affascinanti rovine, visitabili con difficoltà; appartiene da poco alI'Amministrazione Provinciale: tanti materiali del forte sono dispersi, ma lapidi e stemmi in pietra sono visibili nei musei di Chiavenna, Como e Lecco. II colle, che sotto Monteggiolo ha un maneggio, rappresenta uno dei tre Montecchi che proteggono Colico verso lago e che sono tipiche formazioni modellate dalla colata del ghiacciai quaternari. Queste “isole”, che proseguono fisicamente nel promontorio di Olgiasca-Piona, furono sempre luoghi di insediamento; nella parte del Montecchio nord più vicino a Colico, sussistono due belle torri, dette Torrette, probabilmente attribuibili al castello del secolo XII dei Vicedomini, modificato quindi dai Visconti.
La visuale dalla Strada della Scalottola si completa con la ampia cerchia delle Alpi Retiche precipiti su val Bodengo, val Codera, val Bregaglia, intorno al solco che immette a Chiavenna e al passo dello Spluga.
II Sentiero del Viandante raggiunge in breve l'apice della salita in corrispondenza del Confine a 250 m d'titleezza; proprio sotto, sulla carrozzabile verso Piantedo si trova la grande cascina Gavazzi, casa daziaria quando nel Settecento fu preferito questo percorso più agevole: di fronte, una pietra reca la data 1705 e le lettere M G indicanti i due Stati.
Un centinaio di metri più avanti si abbandona la vecchia Scalottola, che in realtà procede per abbassarsi su Piantedo, un tempo anticipato da un castello di controllo detto di Ombriano. L'indicatore fa deviare a sinistra per un sentiero che, a rapide svolte, in pochi minuti conduce alla radura ombreggiata di abeti, dove si trova il santuario delta Madonna di Val Pozzo (m 227): è una grande chiesa ottocentesca, con pronao del 1944, un massiccio campanile e accanto un monumento che ricorda i caduti e in particolare i martiri della Resistenza, che in questa zona visse significativi episodi. Dalla chiesa, la mulattiera scende alla strada che a destra si dirige a Piantedo e a sinistra raggiunge Colico, sottopassata la Superstrada.