Consigli | Città  | Musei | Storia | Alpi Orobie | Prealpi | Parchi | Fauna | Val Chiavenna | Valmasino

Valmalenco | Retiche | Ortles Cevedale | Alta Valle | Itinerari | Prodotti Tipici | Gastronomia | Sagre

Itinerari

 

   

2a Tappa - Dal Rifugio Brasca in Val Codera al Rifugio Gianetti in Valmasino

La seconda giornata comincia all'insegna della fatica: ci si muove, infatti, dal rifugio Brasca, salutando lo scenario della parte occidentale della testata della Val Codera, per affrontare la faticosa salita al passo del Barbacan nord, lungo la valle dell'Averta. Poco oltre il rifugio, nell'alpe Coeder, si trova il cartello che indica la deviazione (foto a sinistra): il sentiero Roma, infatti, si stacca dal tracciato che prosegue addentrandosi nella media ed alta Val Codera e conducendo al bivacco Pedroni-Dal Prà, dal quale si può salire al passo della Trubinasca, per poi scendere al rifugio Sasc Fourà in Val Bregaglia (presso il rifugio Brasca si trova una cartina chiara che illustra bene queste possibilità).

La salita in valle dell'Averta non concede respiri (tranne quelli che uno si prende da sé in qualche sosta opportuna). Il sentiero dapprima risale, con traccia non sempre evidente ma ben segnalata, un bosco, sul versante sinistro idrografico della valle, per poi uscire all'aperto, portarsi sul lato opposto e raggiungere, a quota 1957, le baite dell'alpe. La traccia piega poi leggermente a sinistra, facendosi sempre meno evidente. Tuttavia, seguendo le abbondanti segnalazioni non è possibile sbagliare. Bisogna solo prestare attenzione a non seguire la deviazione a destra, segnalata su un masso, per il passo dell'Oro. Risalendo la parte terminale della valle e prestando attenzione ai sassi mobili, si giunge infine al passo, posto a 2598 metri: sono trascorse più di quattro ore (al netto delle soste) dalla partenza. Per valicare il passo si presentano due possibilità. La prima, più agevole e frequentata, consiste nel risalire fino in fondo il canalino che conduce all'evidente intaglio sul crinale che separa la valle dell'Averta dalla val Porcellizzo.
Dalla sommità del canalino, dove si trova neve anche a stagione avanzata, si domina l'erto e sudatissimo percorso effettuato, ma si può gettare un'occhiata anche su una parte del percorso della prima giornata, cioè sulla piana della Val Codera, nella quale si distingue Bresciadega (foto a destra).

Ritemprate le forze, ci si può ora disporre alla discesa, valicando la stretta porta del passo e scendendo per un canalino gemello che, impegnativo nella prima parte, diventa ben presto assai più tranquillo. Bisogna prestare però un'estrema attenzione a non far cadere sassi mobili, perché il canalino conduce al frequentatissimo sentiero Risari (tratto Omio-Gianetti), dove eventuali sassi finirebbero per scendere ad una velocità pericolosissima. Scendendo si incontra una traccia di sentiero che conduce al sentiero Risari, in prossimità di un masso che segnala la deviazione per il rifugio Brasca, pochi metri prima che il sentiero attacchi la costiera del Barbacan, salendo al passo del Barbacan sud-est. Ci si deve però dirigere in direzione opposta, cioè verso nord-est, alla volta del rifugio Gianetti. Intanto si apre davanti agli occhi l'imponente testata della val Porcellizzo (foto a sinistra), nella quale si distinguono, da sinistra, il pizzo Porcellizzo (m. 3075), la punta Torelli (m. 3137), i celeberrimi pizzi Badile (m. 3308) e Cengalo (m. 3370), i pizzi Gemelli (m. 3223 e 3262) ed il pizzo del Ferro occidentale, o cima della Bondasca (m. 3267).
Dopo aver superato, scendendo, uno sperone roccioso si giunge ad un grosso masso, presso il quale il sentiero Risari si congiunge con il sentiero Roma che scende dal passo del Barbacan nord. Infatti, come già detto, sussiste una seconda possibilità di valicare questo passo, quella classica e segnalata dalle carte: si tocca il crinale più a sinistra rispetto al canalino sopra illustrato, scendendo poi, su una traccia esposta e privo di protezioni, verso destra per un breve tratto, verso sinistra poi. I triangoli rossi, qui, invitano a badare non tanto all'incolumità titlerui, ma alla propria. La discesa verso sinistra raggiunge poi luoghi meno pericolosi e conduce ad un ampio terrazzo ricoperto da massi e, anche fino a stagione avanzata, da neve.
Di qui si scende agevolmente, sempre verso sinistra, giungendo ad intercettare il sentiero Risari presso il masso sopra citato. A questo punto si tratta solo di proseguire in direzione del rifugio Gianetti, godendo dello scenario incomparabile dei pizzi Badile e Cengalo (foto a destra).

Il tratto compreso fra il passo ed il rifugio è percorribile in circa un'ora e mezza. Al rifugio, posto a 2534 metri, ci si può fermare a pernottare. Si conclude così la seconda giornata di cammino.

Si segnala però anche un'interessante variante al percorso illustrato. Se, risalendo la valle dell'Averta, si seguono le indicazioni che portano al passo dell'Oro (m. 2526), si può poi scendere agevolmente in valle dell'Oro, raggiungendo il rifugio Omio, dove è possibile pernottare, per percorrere, l'indomani, il sentiero Risari (vedi tratto Omio-Gianetti). Bisogna tenere presente che i canalini terminali che conducono al passo dell'Oro e a quello del Barbacan nord presentano spesso neve anche a stagione avanzata, per cui richiedono, per essere affrontati in sicurezza, attrezzatura adeguata (ramponi e piccozza). Del resto si tratta di un'attrezzatura che non deve mancare nell'equipaggiamento di chi affronti il sentiero Roma.

 

Vai ora alla giornata n.3 del Sentiero Roma con il tratto dal rif. Gianetti al rifugio Allievi