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Prealpi Orobie

 

   
Il primo itinerario per raggiungere il rifugio parte da Barzio in Valsassina. Prendiamo l'ovovia che sale ai piani di Bobbio (m. 1662), risparmiandoci la fatica di 800 metri di dislivello. Ricordiamo però che gli orari sono sempre quelli invernali e pertanto per le 17.30 dovremo essere di ritorno. Ci incamminiamo verso nord, passando accanto al rifugio Ratti. Giunti a un bivio, dobbiamo proseguire tenendoci sulla sinistra. A destra invece si va al rifugio Lecco, allo Zuccone Campelli e, per il sentiero degli stradini, ai piani di Artavaggio. Poco oltre si innesta la strada che sale da Valtorta. In questo tratto il percorso è completamente privo di segnaletica. Passiamo sotto una seggiovia che termina su di un dosso alla nostra sinistra e entriamo in un bosco di faggi. Ora il sentiero diviene ben marcato e ben presto arriviamo al Passo del Cedrino. Qui inizia un tratto nel quale, nelle giornate soleggiate di inizio primavera, si può incontrare della neve molle nella quale sprofondare continuamente, anche fino ai fianchi. Giunti al passo del Gandazzo, lasciamo a sinistra il sentiero che, in discesa, conduce in poco tempo al rifugio Buzzoni, e attacchiamo il tratto più ripido del percorso. Con fatica guadagnamo quota e arriviamo al Passo del Toro (m. 1935), dove delle catene passamano, in caso di neve, agevolano il percorso in un punto un po' esposto. Durante l'estate, invece, non vi è alcun pericolo, essendo il sentiero abbastanza largo. Una traversata pianeggiante ci porta alla Bocchetta di Foppabona e, finalmente, in vista del rifugio. Per raggiungerlo, però, dobbiamo percorrere ancora un tratto, dapprima in discesa e poi nuovamente in salita (Tempo h. 2.30).
Il secondo itinerario è molto più lungo (3.30/4 ore) e anche alquanto monotono, almeno per la prima parte. Lasciamo l'auto a Introbio (m. 586) e ci incamminiamo per la strada sterrata che sale per la Val Biandino. Volendo, il primo pezzo possiamo percorrerlo in auto, risparmiando circa 150 metri di dislivello. Comunque, giunti ad un ponte, dobbiamo parcheggiare e proseguire a piedi. La valle è molto stretta e la vista è limitata al cielo sopra di noi e al torrente Troggia che scorre in basso. Saliamo dolcemente sul lato sinistro, fino al Ponte dei Ladri. Qui passiamo sull'altro versante, dove inizia un tratto molto ripido e generalmente ghiacciato nelle mattine invernali, essendo completamente in ombra. Giunti a quota 1496 incontriamo due rifugi: il Tavecchia a sinistra e il Bocca di Biandino a destra. La valle, finalmente, si fa più aperta, il panorama si allarga e appaiono le montagne. La sterrata termina e si trasforma in alcuni sentieri ben segnalati, che proseguono per i rifugi della zona. Lasciato a sinistra quello per il S.Rita, sull'altro lato ci attende l'ultimo ripido tratto verso il Passo del Camisolo e la nostra meta. I due itinerari si possono anche unire ad anello. In tal caso occorre partire con due auto, lasciarne una a Introbio e andare tutti con l'altra alla partenza dell'ovovia di Barzio.
Abbiamo segnalato questo rifugio perchè riteniamo molto interessante un itinerario che prevede la partenza da uno dei dui punti descritti sopra e l'arrivo a Gerola e dintorni (Laveggiolo - Pescegallo), passando per i rifugi Trona Soliva e F.A.L.C. (ai quali si rimanda per la descrizione del percorso); il tutto ovviamente in due giorni con sosta al rifugio Grassi.