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Sòstre e Sepultòn
Le sòstre erano gli antichi cantieri. Spesso delle semplici tettoie
appoggiate al muro di una casa nelle immediate vicinanze del lago e,
sovente, poste sulla riva. Questi erano dunque i luoghi dove venivano
costruite le imbarcazioni.
Quando
in seguito queste semplici tettoie iniziarono ad essere chiuse sui
quattro lati, presero il nome di laboratori. In questi luoghi lavoravano
i sepultòn, cioè i maestri d’ascia, con i loro assistenti. E’, infatti,
fondamentale la presenza di almeno due persone per la costruzione di una
barca, sia di tipo tradizionale che di quelle a fasciame
sovrapposto.L’attività cantieristica nei paesi rivieraschi del lago di
Como ha origini antiche. Nel 1625 venne da Venezia un certo Gramolin,
maestro costruttore navale, con al seguito un buon numero di operai
(arsenalotti), il quale portò con sé tecniche e linee navali venete. E’
curioso notare che un certo rapporto con Venezia sussiste anche ai giorni
nostri. Nell’alta Val Varrone, infatti, nel paese di Premana, si
continuano a fabbricare i ferri tipici di prua per le gondole veneziane.
In un paese di circa 2150 abitanti, quasi la metà della popolazione si
dedica all’attività metallurgica in 140 imprese per lo più a conduzione
familiare. Nascono in questa vallata i due terzi delle forbici e la metà
dei coltelli fabbricati in Italia, grazie ad una lunga storia e a
profonde radici. E’ grande motivo di orgoglio per i fabbri del luogo la
fiducia costantemente accordata dalla repubblica veneta che non ha mai
affidato ad altre officine la costruzione di questi oggetti. Nelle varie
epoche la produzione fu soggetta a continue modifiche ed aggiornamenti,
pur restando fermi alcuni principi fondamentali, per adeguarle agli usi
per il quale venivano richieste. Primo nucleo specializzato in questo
settore fu Carate Urio. Qui Ferdinando Taroni, originario di Venezia, nel
1790 aprì uno “squero navale”. Nel suo manifesto pubblicitario garantiva
di poter costruire ogni genere di barca, avendo acquisito l’arte presso
l’arsenale di Venezia, sotto la direzione del celebre conservatore dei
pubblici modelli, Angelo Albanese. I Taroni costruirono barche fino a
tempi recenti e le sponde del lago videro numerose altre famiglie
tramandarsi di generazione in generazione questa professione artigianale.
Il vecchio cantiere Taroni costituì una specie di scuola in cui si
formarono i fondatori dei più fiorenti cantieri esistenti oggigiorno sul
lago. Cranchi, Mostes, Abbate, sono alcuni dei nomi tra quelli che pare
abbiano appreso presso il cantiere Taroni l’arte di costruire barche. I
cantieri furono ubicati su tutto il territorio del lago: da Laglio a
Brienno, da Lenno a Mezzegra, a Tremezzo, a Lezzeno, a Griante, a Como ed
a Lecco; e poi a Menaggio, a Faggeto Lario, Dervio, Torrigia, Careno e
Fiumelatte di Varenna. Ricordiamo inoltre alcuni nomi di queste famiglie
di artigiani, alcune poi divenute famose nel ramo nautico, altre ormai
vive solo nella memoria. Cranchi, Mostes, Molinari, Matteri e Posca,
Valli, Cadenazzi, Abbate, Bottega, Riva, Galli, Colombo, Dorino.
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