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Medicina popolare

   

Elevata era la mortalità, sino a un cinquantennio fa, soprattutto dei bambini, il mal del grup (vermi) era quello che seminava più morti. Le condizioni igieniche in cui vivevano, ma anche la poca efficacia dei prodotti usati come rimedi, erano la causa di tanti decessi. Il liquame dei pozzi neri veniva usato come concime e sparso nei prati e negli orti in cui i bambini erano soliti giocare con la terra, le uova degli ascaridi finivano inevitabilmente, assieme alla terra, nella bocca dei bambini. Reumatismi ed artriti colpivano sia bambini che grandi; le case erano fredde e umide e si lavorava all’aperto anche sotto la pioggia, si vedono ancora persone anziane con le dita quasi deformate dall’artrite “per i vit ch’o fa” (per le fatiche che ho sopportato). Le bronchiti e le polmoniti erano molto frequenti: l’unico locale riscaldato era la cucina in cui era sempre acceso il fuoco, quando capitava di dover uscire, si usciva con l’abbigliamento che si aveva addosso, (non esistevano cappotti) ed il passaggio dal molto caldo al freddo provocava inevitabilmente queste affezioni. Frequenti erano anche i casi di persone colpite dal mal di cuore per i duri lavori cui erano soggette; le slogature, le rotture di ossa, i tagli con la falce erano pure molto frequenti. Il rachitismo colpiva soprattutto le ragazze abituate a portare sempre le gonne lunghe, le cui gambe non prendevano mai il sole; la pellagra era causata non dalla troppa polenta che consumavano ma dalla mancanza di altro cibo titleernativo.

Parecchi erano i rimedi ai malanni, alcuni del tutto inutili, altri invece ancora usati e riscoperti anche dall’odierna erboristeria; si credeva molto nel potere di questi rimedi. Molto di frequente si ricorreva all’acqua benedetta e alla preghiera; esistevano anche guaritori che usavano le carte e le formule magiche.

Si dava di frequente del caffè, il caffè era così costoso che era considerato un lusso e somministrarlo a un malato doveva aiutarlo a guarire.

Per curare il mal del grup (vermi) si confezionava una collana con spicchi d’aglio, questa veniva posta attorno al collo del bambino, l’aglio poteva essere sostituito anche dall’erb rüga (ruta), sono infatti questi due prodotti dei vermifughi, questa pratica è ancora attuata, soprattutto dalle persone anziane. I raffreddori venivano curati con perfüm (suffimigi); per l’infiammazione delle gengive si metteva sulla guancia un ciar d’öf (albume dell’uovo) sbattuto e spalmato sulla stoppa; se il dente era cariato si metteva nella carie o del tabacco, o sale, o grappa con un po’ di stoppa o cotone; o addirittura della cera di api ottenuta in prati ricchi di papaveri. Per il mal di gola si metteva della lana di pecora, mej de quela spurca (meglio di quella sporca) attorno al collo, se non passava il male si dava un bel cucchiaio di olio di ricit (ricino); anche gli uregiun (la parotite) erano curati con la lana di pecora sporca, questa veniva annodata attorno alle orecchie. La malva era usata per infiammazioni interne ed esterne, si facevano infusi sia da bere sia per impacchi:

La_malva tücc i ma la calma
La malva tutti i mali calma

Per togliere l’infiammazione veniva consumato anche il miele. La camomilla veniva usata come calmante (se ne beveva l’infuso) e, mediante impacchi, si utilizzava per togliere la stanchezza dei piedi e degli occhi; per il mal d’orecchi si introduceva nell’orecchio ammalato dell’olio caldo, la mattina e la sera. Il fiore di sambuco, fatto essicare all’ombra, veniva usato come infuso da bere contro la tosse; il latte cagliato curava la tosse, le gastriti ed il mal di stomaco. Per curare le emorroidi si confezionavano nelle mutande delle tasche nelle quali erano posti dei bulbi di ciclamino; sui porri si metteva del latte di fico; per curare la canizie si lavavano i capelli col liquido ottenuto dalla bollitura dell’acqua con mallo e foglie di noci; per le infiammazioni anali si usava miele con zucchero. L’aglio si consumava per l’ipertensione arteriosa, veniva anche strofinato sui geloni e sulle piaghe dei piedi; gli infusi di salvia curavano le indigestioni e l’insonnia, la salvia veniva usata anche per curare l’infiammazione delle gengive. Le ragnatele erano usate come cicatrizzanti e venivano messe sulle ferite, anche lo sterco delle mucche veniva posto sulle ferite, sulle punture di insetti e sui foruncoli; per le punture di insetti si era soliti mettere anche la lama del falcetto. Il rimedio infallibile per chi non aveva voglia di lavorare era il manico della scopa:

La febre burtulascia, cul manech de la scua la se descascia
La febbre finta, col manico della scopa si fa passare