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Itinerari

 

   

SONVICO - GENICO  km. 3,8  h. 1.40
Dalla cappella di S. Rocco, la strada principale scende verso la chiesa parrocchiale di Somana, dedicata a S. Abbondio e costruita nel 1805 con un ingrandimento del 1897; qui giunge la linea di autobus pubblici da Lecco. Poco sopra sono le vecchie case di Bornìco, tra le contrade di Mandello più ricche di episodi architettonici; attraverso una mulattiera, si può sfociare sulla strada che viene da S. Rocco (eretta per il grave colera del 1836), presso un'altra cappellina del 1896 con affreschi dell'Addolorata e S. Francesco.
Preferiremo però attraversare l'abitato di Sonvico, ancor più suggestivo. II percorso risale una sella fra vasti prati terrazzati ad est e un colle verdeggiante sul lato opposto; lambito il piccolo cimitero di Somana, la strada sterrata prosegue fino alla cappella ottocentesca dell'lmmacolata, dove si diparte, sulla sinistra, la vecchia strada che, sotto i coltivi di Vignasca, scende attraverso l'ubertosa valle del Galdan, nome di sapore barbarico che prelude al paese di Olcio, mirabile dall'alto con il vecchio nucleo più all'interno e la chiesa di S. Eufemia, secentesca e decorata nel 1770, e il molo sul lago.
La strada del Viandante è asfaltatata per lungo tratto e si mantiene sulla costa, in vista del lago; sulla destra il taglio della roccia mostra gli strati orizzontali del calcare denominato sasso di Olcio, utilizzato nella costruzione del duomo di Como. II percorso si sovrappone in parte al segnavia 7c; poco prima del termine della via asfaltatata, da cui si dirama a destra il percorso per I'AIpe di Era e la Grigna, si tiene il sentiero che a sinistra scende leggermente in diagonale e riprende l'orientamento verso nord-nordovest, addentrandosi nel bosco, che si trova poco sopra le Scalette, i roccioni cioè del sasso che incombe su Olcio. Si riesce nella zona denominata Poada (m 422), ove si trova un noto allevamento di conigli.
II sentiero si amplia, costeggia qualche cascinale ammodernato; sulla destra si può osservare al Belvedere un masso erratico e un castello in pietra a volta per la fattura dei formaggi; si scende a una bella convalle, dal solco in genere asciutto, ammirando cascine in perfetta pietra a secco; indi si risvolta sempre sulla costa, in vista del lago e dell'opposto paese di Limonta, lungo il sentiero fiancheggiato a destra da robuste muraglie in sasso squadrato, fino a un quadrivio, sulla cui destra sorge la cappella detta del Signore, affrescata, eretta a ricordo della vittoria del 1918: di fronte è una fontanella (m 420). La mulattiera di sinistra riguadagna Olcio; andando diritti si sbuca in una spaziosa radura, con case e una chiesa votiva con prato attrezzato alle sagre; l'itinerario preferisce la risalita della mulattiera di destra, che aggira la conca a vasti prati, castagneti e qualche pino, salendo ai Saioli, dove resti di muraglie sembrano indicare vecchi confini tra Mandello e Lierna. Fra qualche nuova costruzione, si lascia a destra la pista per l'Acqua o valle del Gesso, dal tipico nome, sotto le belle rocce di Verdascia e le creste dello Zucco Sileggio.
La strada ombrosa s'incurva scendendo verso il tracciato della Superstrada, che occorre fiancheggiare brevemente, per percorrere il sottopasso e riuscire al piede del magnifico colle di Carbonera. La strada del Viandante riprende la sua tipica ampiezza, e presto anche l'antico acciottolato; passa nel bosco accanto agli abbandonati manufatti del parco della villa Bonato del primo Novecento, tocca una Valletta, dove l'acqua si articola in vasche e lavatoi, per andare ad alimentare vecchi mulini sotto Casate di Lierna; nelle piene serve un ponticello, poi si risale subito in vista della chiesetta di S. Michele, certo di antica origine (i prati verso Casate sono detti Bree, forse dalla "braida" altomedievale) ma oggi in veste del primo Settecento. Siamo all'avvio della conca di Lierna che si gode in tutta la sua ampiezza, dominata dalle verdi bastionate del Brentalone, del Monte Cucco e della Cima di Pelagia, sotto le cui pendici si scorge il taglio della nuova Superstrada.
Quasi intatto è l'abitato di Sornico, dai caseggiati in pietra, arricchiti da portali barocchi e da loggie in legno; la strada esce dal paese sottopassando un androne con casa fortificata di impronta dei secoli XVI-XVII.
La gita molto agevole da Sonvico a Sornico non richiede più di un'ora circa. Dopo l'androne di Sornico, noto come “Punt de la Nini", la larga strada sfiora Olcianico, un tempo Lutiana, dove il sapore antico si riscontra nei vicoli a galleria e nella piazzetta della Madonna. Queste frazioni, come la sottostante di Muggiasco, ov'è un neoclassico lavatoio coperto, ed ancor più a valle Casate, pare siano sorte ad opera di coloni romani, che costruirono con struttura a scacchiera i loro villaggi rurali secondo un piano di messa a coltura di uno dei territori più fertili e solatii di tutta la regione. I terrazzi, i vigneti, gli uliveti superstiti e di ancor buona costituzione evocano secoli di attività, rammentata fin dall'anno 854; il museo di Lecco ospita colonne e un pavimento musivo di una delle ville romane di Lierna, ora sepolte dalla rena del lago e dalle costruzioni. Lierna fu possedimento del monastero di S. Dionigi di Milano dal 1044 al 1202 e per questo la sua chiesa principale è dedicata a S. Ambrogio malgrado l'appartenenza alla diocesi di Como: il tempio ridelineato circa nel 1628, ha un arcaico campanile romanico, anteriore al Mille; fra le belle tele secentesche, una Madonna del Rosario che costituisce la prima opera nota del valtellinese G.B. Macolino, e trasferita nel prossimo oratorio neoclassico del Crocifisso.
Da Olcianico si dipartono strade asfaltate: la prima conduce alla parrocchiale, quindi alle Scuole e al centro del paese; la seconda va diritta a Chignola e sotto il Seminario dei Clarettiani e torna sulla strada di Genico con un sentiero. Genico rimane la frazione più alta e isolata, ma emana il fascino del mondo contadino, pur attenuato, nei tranquilli vicoli, con qualche portale, la meridiana, il vecchio frantoio delle olive, e nella serenità dei dintorni, a balze e frutteti a valle, a monte nel selvatico bosco sopra un gruppo di cipressi. A Genico si arriva in una mezz'ora, apprezzando la vivacità della zona molto ricercata dai turisti e dai villeggianti che hanno costruito ville di grande valore paesaggistico.

GENICO - FIUMELATTE - VEZIO  km. 6  h. 2.30
Da Genico si aprono due titleernative verso Vezio: la prima ricalca con una certa sicurezza il tracciato conosciuto nel Basso Medioevo, la seconda, che sale al di sopra dei costoni ripidissimi dei Monti Parol e Fopp fino ad Ortanella per ridiscendere su Vezio, è più aspra e richiama un probabile andamento ben più antico.
Scendendo verso il Seminario dei Clarettiani, si percorre la strada asfaltatata che porta al centro di Lierna; è possibile anche seguire un'altra via che si tiene più costa e raggiunge Castello sul lago attraverso Ciserino e Giussana. In tal caso è bene raggiungere i caseggiati settentrionali di Genico e scendere in breve verso nord-ovest alla Valle di Villa, risalendo poi la costa ubertosa fino alle case di Ciserino (m 280); 200 metri più sotto si entra in Giussana, dai vecchi fabbricati in genere rinnovati e ove un affresco ricorda la scomparsa chiesa di S. Caterina; la stradella lastricata scende fra vigne ed orti a sottopassare la linea ferroviaria per sbucare poi sulla provinciale di fronte a Castello.
Qui giungeremo invece da Genico lungo la strada del centro e girando, dopo il sottopasso ferroviario, alla Stazione; di fronte ad essa, si delinea la Via Ducale che mantiene nel nome il ricordo del vecchio percorso e tenendosi alta dietro i parchi delle ville che fiancheggiano la provinciale, corre diritta fino a sbucare su di essa. Siamo alla Riva Bianca, ampia falcatura della costa lacuale, provvista di una frequentata spiaggia, in un intorno di ville del primo Novecento dai parchi rigogliosi; lì vicino è il Ristorante Crotto, ormai centenario, oggi ambiente raffinato ma ancorato alla gastronomia locale. Presso villa Pini la fonte d'acqua ferruginosa ha una scultura di Giannino Castiglioni (1884-1971), autore di molte opere a Milano fra cui una delle porte del Duomo: a Lierna, suo paese d'elezione, prese studio e numerosi interventi attuò per abbellire la località.
La profondità del lago, qui dove venne girata la scena dell'Addio nella versione televisiva de «l Promessi Sposi» a cura di Bolchi, viene esaltata dalla penisola che si protende nelle acque con la massa compatta del borgo di Castello; un eccezionale intrico di viuzze e androni sorti intorno ad una torre contesa nella guerra fra Como e Milano nel 1124; precede l'abitato la chiesetta dei Santi Maurizio e Lazzaro, nota dal 1375, dalla semplice facciata a capanna, illuminata non solo dall'oculo ma anche dalle colorite immagini cinquecentesche dei patroni; le monofore rappresentano parte superstite del più antico edificio, ampliato nel Trecento e decorato all'interno da validissima mano come appare dai frammenti d'immagini, per esempio un finissimo S. Stefano tardogotico.
Al Crotto si sale sottopassando la ferrovia fino al Ronco e lì si incontra la stradella proveniente da Giussana e si continua a mezza costa sotto i dirupi del Brentalone, sul sentiero munito anche del segnavia 4. Si sormontano le rocce alla bella cappella che precede le cascine di Nero (m 382), nei cui prati si alza per una trentina di metri un grande abete rosso detto «il pino di Nero». Si attraversa la Valle della Pianca e si sale proseguendo sotto il Sasso della Botte, con una vista panoramica del lago e del sottostante scoglio di Vedrignano, ammatato di prati ed olivi e solcato dalla SS. 36. Si contorna poi la Valle della Boggia e fra boschi di castagni si giunge ai prati e alle case di Còria (m 780).
Mentre a destra si stacca un sentiero che conduce al Prato del Spin e quindi alla Bocchetta di Ortanella, la Strada del Viandante tiene la sinistra, supera l'avvio della profonda Val Vacchera e in breve si abbassa a Roslina (m 682) che indica forse, da «riva», il continuo smottare nella storia delle morene intrise dei tanti ruscelli che formano la successiva Valle del Petfer. Si scende lentamente sotto i ghiaioni del monte Fopp; a sinistra si distacca la strada dei Boschi, per la quale è possibile superare la Superstrada e toccare Pino, primo nucleo del comune di Varenna e antico abitato da cui proviene la famiglia omonima che diede il noto generale napoleonico: da qui, prima un viottolo acciottolato, poi una comoda stradella, conducono al lago e a Fiumelatte, dalla preziosa passeggiata ombreggiata di alberi; sulla riva prospettano direttamente vecchie case di pescatori e la villa Capuana un tempo dei marchesi Sfondrati; la trattoria Crotto, presso Pino, rappresenta nel nome uno dei numerosi locali tipici con cantine che costellavano il territorio.
II Sentiero del Viandante ricalca invece la Strada del Boschetto, che prosegue diritta a quota 380 circa tenendosi entro il bosco ceduo, riceve dal basso la strada della Carata, passa sopra il paese di Fiumelatte e lascia a destra il sentiero che sale a Portola verso il crinale di Esino.
Un centinaio di metri più oltre, il solco del Fiumelatte che sgorga poco più a monte. E questo il «Fiumelaccio» che attirò l'attenzione di Leonardo da Vinci che lo descrive nel Codice Atlantico; se si scende lungo un ripido passaggio, si può vedere verso la foce la spumeggiante cascata o sorgente ad intermittenza, apparendo da marzo alla prima domenica di ottobre, dall'Annunciata alla Madonna del Rosario; il torrente esce da una lunga grotta che immette in un sistema di pozzi carsici esplorati negli ultimi decenni, ma fin da tempi lontani la sua origine interessò scrittori e naturalisti, da Paolo Giovio allo Stenone, da Spallanzahi a Stoppani, alimentando molte leggende: nel Cinquecento tre giovani del luogo, innamorati della medesima vergine, si misero alla prova e riapparirono impazziti dopo mesi di permanenza nelle oscure cavità delle caverne, allucinati di visioni di fulgide sirene; un sogno di bellezza che conquisto tra i poeti anche Longfellow. Senza scendere per la Boggia (il sentiero allude alla cavità del torrente), si prosegue poco sopra il Baluardo, che rammenta una fortificazione eretta dagli Sforzeschi durante le guerre veneziane, dove oggi si apre un belvedere coronato di cipressi, al vertice di un incantevole panorama.
II Sentiero segue il passo sempre più arduo delle pendici, perdendo man mano la penisola di Varenna mentre si fa più nitido il castello di Vezio, contorna "Il Cimitero degli Inglesi" a picco sul lungo parco di villa Monastero e si dirige verso la zona detta Scabium, forse dal latino scaber, che ben rende la tortuosa ascesa; ma dopo una solinga cappelletta, il sentiero svolta a destra, prima fra muri e roccette e poi sfociando in un pianoro ameno, cosparso di linde case, aggirando il colle che regge il castello ed entrando poi nelle fresche viuzze di Vezio.
Un minuscolo sagrato precede la chiesetta di Sant'Antonio abate, ricostruita nel 1570; popolari affreschi datati 1458 abbelliscono la parete di destra, mentre all'altare spicca un trittico cinquecentesco con la Vergine e i santi Antonio e Ambrogio, della scuola di Andrea Solario (la Madonna è replicata nella tavola parigina del cuscino verde). Ad ovest un viottolo rasenta il cimiterino e sale il colle fino al Castello di Vezio, tra i più belli del Lario. È un castello recinto che si e sviluppato intorno a una rimaneggiata torre quadrata dalla merlatura rifatta e che aveva un proprio ponte levatoio; il recinto ha tre torri aperte, e altre muraglie che si delineano a fatica fra i pianori e gli olivi.