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La Mia Milano |
Quando vado a Milano, almeno due volte al mese, passeggio tra Porta Garibaldi e Piazza Duomo. Mia mamma abitava in Piazza Gramsci all'inizio di via Paolo Sarpi. Questo è un quartiere animato di negozi e piccole aziende. All'inizio del 1900 ha cominciato a insediarsi una comunità di cinesi. Via Paolo Sarpi è oggi forse la Chinatown più bella d’Europa. A differenza della Chinatown di Londra, non è un posto per turisti. È un luogo dove una comunità attiva, laboriosa e dinamica si è inserita e che, dopo le difficoltà iniziali, è riuscita a coltivare una duplice identità, cinese e milanese.
Il lunapark delle Varesine era stato dismesso da tempo. Qui il design e i capitali in buona parte stranieri hanno fatto nascere un pezzo di città, quasi tutto pedonale. Ristoranti e negozi sono raffinati e modaioli.
Si può andare a piedi da Garibaldi alla Centrale attraverso un passaggio
sopraelevato ammirando un grande parco giardino.
Il grattacielo di Boeri, chiamato universalmente Bosco
Verticale è bellissimo.
Il bello è che qui la vecchia Milano non è morta. In via Maroncelli, accanto alle gallerie d’arte e al fiorista, c’è ancora l’elettrauto. E ci sono i vecchi milanesi che vivevano attorno allo scalo Farini.
Davanti a Princi si radunano invece
i giovani rider in attesa delle chiamate. Sono africani, maghrebini,
sudamericani. I milanesi preferiscono mangiare a casa. Loro pedalano.
Diventano pericolosi solo quando lo fanno contromano. Il teatro Smeraldo ha chiuso, e al suo posto ha aperto Eataly.
Oscar Farinetti ha avuto
un’idea geniale, con il suo mercato di prodotti e i ristorantini
tematici rappresenta un piccolo viaggio attraverso i sapori che
caratterizzano la cultura enogastronomica italiana.
Sono nomi che ai ragazzi del venerdì sera con il
bicchiere in mano non dicono nulla. Sciesa, prima di consegnarlo al
boia, lo portarono sotto casa, dove abitavano i suoi cari, e gli
promisero la libertà in cambio dei nomi dei compagni. Lui, racconta la
tradizione popolare, cui mi piace credere, rispose in milanese: «Tiremm
innanz», andiamo avanti, andiamo a morire, meglio morire che tradire. Ma
sono cose che non si usano più. Un popolo che disprezza se stesso
non ha futuro. Ma non cadiamo nella malinconia, perché Milano non è
malinconica, e di sicuro non lo è il quartiere.
Qui vicino, Indro
Montanelli vide una classe di ragazzini giocare a pallone dopo la morte
del Grande Torino e scrisse un articolo memorabile. Come disse Borges,
ogni volta che un ragazzino prende a calci qualcosa per strada,
ricomincia la storia del calcio.
E per finire Brera, il quartiere bohemien di Milano, è
una delle zone più eleganti e rimane vicino alla Scala, via
Montenapoleone e il Castello Sforzesco. Qui si trova Palazzo Brera con
la pinacoteca e il giardino botanico, oltre che rinomati negozi e
ristoranti.
E adesso il Duomo di Milano: imponente, bello, ricchissimo di storia, di particolari, di aneddoti, di curiosità e di fedeli ad ogni ora del giorno. La Piazza è bellissima, ricordo con mio nonno quando salimmo sul tetto del Duomo e poi mi portò al Camparino, all'entrata della Galleria, lui un aperitivo io il gelato.
Da lì ci passo sempre nel mio camminare, adesso però mi fermo per un
caffè da Marchesi. Quanti ricordi...
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