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Gesù Cristo

Ora però vorrei riprendere quei temi complessi e "scottanti" del processo di divinizzazione di Gesù e della sua misteriosa resurrezione.

Ai tempi di Gesù, la massa era abituata agli uomini divinizzati. Lo era talmente tanto che Petronio arrivò a scrivere: «Il nostro territorio pullula di presenze divine, a tal punto che si incontra più facilmente un dio che un uomo», questo pensiero già di per se ci offre un prezioso parametro di valutazione esaustivo e di facile comprensione, utilissimo per comprendere il contesto particolare di quel periodo storico.

Nel II secolo il numero delle divinità crebbe ancora di più, tanto che Celso (filosofo del II sec.) scrisse: «Molte persone anonime si aggirano dentro e fuori dei templi come volessero emettere responsi... ciascuna di esse è sempre pronta a dire: "Io sono un Dio", oppure "Figlio di Dio" o ancora "uno Spirito Divino"» (Origene - contra celsum 7, 9).

Non credo sia utile soffermarsi troppo nel dire che in mezzo a queste "divinità pretendenti", i ciarlatani erano senz'altro numerosi.

Probabilmente per i primi apologeti di Gesù la tentazione di fare di Lui una "divinità esclusiva", di fatto superiore a tutte le altre, era forte nonché estremamente necessaria.
Essi credevano che solo concependo ed esaltando al massimo la sua divinità potevano essere ascoltati e riscuotere credito fra la gente. In quel periodo le gesta di un uomo "normale" non avrebbero ricevuto la debita attenzione, bisognava che fosse un essere "speciale", "mitico".

Ma la natura divina non era ancora sufficiente, bisognava creare una netta distinzione con le altre divinità di quel periodo, era perciò indispensabile un altro grande prodigio.
Cosa fare?

Un evento miracoloso che avrebbe potuto contribuire ad accrescere il prestigio di questo uomo meraviglioso, poteva essere rappresentato dalla sua resurrezione, ma anche questo evento era un fenomeno altrettanto frequente a quei tempi, ed infatti lo stesso Origene cita in proposito: «Questo miracolo non arreca ai pagani nulla di nuovo e ad essi non può apparire scandaloso» (Origene - contra celsum 2, 16).

Il "fenomeno" della resurrezione, come il miracolo della resuscitazione dai morti era molto diffuso a quell'epoca. Il mito del dio che soffre, muore e poi risorge, era tipico della maggior parte delle religioni misteriche dell'antichità. Lo stesso 'Matteo' non sembra scorgere nella resurrezione di Gesù l'unicità di un vero portento, e riduce sensibilmente la straordinarietà del fenomeno facendo intendere che sarebbe addirittura sufficiente una discreta mancia per convincere i guardiani del sepolcro a smentirlo.

In queste mie analisi non voglio considerare le teorie (comunque interessanti e degne di nota) elaborate da vari studiosi, i quali hanno ipotizzato una messinscena dei seguaci di Gesù ingegnata con il fine di favorire la sua fuga. Secondo questi studiosi questa fuga, molto ben architettata, generò in seguito il mito della resurrezione. Molte di queste ipotesi trovano riscontro in numerosi documenti, riscoperti recentemente, che vedono Gesù "riparare" in estremo oriente e rimanervi fino al decesso avvenuto in età avanzatissima.

Ritengo peraltro giusto ricordare che in periodi storici precedenti le narrazioni evangeliche, molti resuscitarono dai morti e fra questi troviamo:
#-- il Dio mesopotamico Tammuz, il quale moriva l'inverno per risorgere in primavera (il culto del dio-pastore Tammuz, strettamente legato alla famosa dea Ishtar e conosciuto anche come Inanna-Dumuzi, risale a prima del 3000 a.C.. Esso fiorì dapprima nella terra dei Sumeri, e verso il 1000 a.C. entrò nel pantheon cananeo.
Si osserva che nel sec. VI a.C. il biblico profeta Ezechiele (8,14), rimproverò le donne di Gerusalemme che piangevano la morte di Tammuz, questo particolare ci rammenta che il culto di questo dio-pastore, il quale scendeva agli inferi per poi risorgerne, era penetrato anche in Israele, trovando anche lì numerosi seguaci)
#-- l'egiziano Osiride (questo dio antichissimo, a differenza degli altri, morì per mano del fratello Seth e il suo corpo venne gettato nel Nilo. Osiride risorse il terzo giorno ed ebbe un figlio dalla sorella-sposa Iside, Horus, il quale lo vendicò uccidendo lo zio assassino)
#-- il tracio Dioniso: (in breve, l'umano Dioniso nacque dalla mortale Semele e realizzò un'evasione dalla condizione umana diventando un dio. Anche Dioniso venne ucciso, ma il suo cuore rimase vivo, così egli risuscitò divenendo immortale. Il suo mito offrì in seguito agli uomini la prospettiva di una natura divina).
Di Dioniso (forse uno dei "personaggi" più interessanti e dal quale potrebbero essere scaturite forti influenze verso l'ambiente cristiano) e dei misteri dionisiaci si sa per certo che erano ben conosciuti sia in Palestina che nello stesso Impero Romano già da prima del XIII sec. a.C. Molte e curiose sono le similitudini con il mito cristiano: una volta defunto Dioniso (uomo che divenne dio), discese negli inferi, ma dopo alcuni giorni tornò sulla terra. Proprio per questa sua capacità di tornare alla vita fu venerato nell'antichità come "dio liberatore". Il culto di cui questo uomo-dio era oggetto, offriva ai suoi adepti la speranza di una vita ultraterrena resa possibile proprio dal suo divino intervento e si richiamava infatti ad un aspetto fondamentale: alla morte seguiva la resurrezione.
altra curiosa corrispondenza si nota nel rituale che prevedeva l' omofagia (un rito che consisteva nella consumazione della carne e del sangue di un animale, identificato appunto con Dioniso stesso), come segno di unione mistica con il corpo ed il sangue del dio. Ulteriore e singolare correlazione era che per poter essere ammessi al culto dionisiaco era necessario essere battezzati, introdotti al tempio e sottoposti ad un rigido digiuno. Questo dio inoltre, era strettamente connesso con i cicli vitali della natura, alla quale venivano legati appunto il concetto di resurrezione (primavera) e di morte (autunno) proprio come manifestazione della morte e della resurrezione di Dioniso stesso. Desta poi una discreta curiosità anche il vedere come questo dio fu strettamente legato agli stessi simboli (vite, ariete e melograno) con cui l'iconografia cristiana spesso riconobbe Gesù. Termino qui la parentesi sul dio Dioniso trascrivendo un frammento del Greek Myths di Robert Graves: "... Dioniso, anche detto «colui che è nato due volte»... una volta affermato il suo culto in tutto il mondo, ascese al cielo, e ora siede alla destra di Zeus come uno dei Dodici Grandi . . . . "
#-- il siriano Adone (anche questa divinità di origine semitica, risorgeva annualmente "stimolato" da un culto caratterizzato da sofferenza e passione, la sua resurrezione non rappresentava ancora un "mistero", ma ne costituì probabilmente l'embrione).
#-- il traco-frigio Sabazio, dal quale tralaltro la cristianità ereditò la cosiddetta "benedizione latina" (la mano levata con le prime tre dita aperte e le altre due chiuse).
#-- il frigio Attis, il quale rinuncia al mondo in vista di una salvezza oltremondana ed il cui corpo risorgendo, diventa incorruttibile (anche nel suo culto misterico - passato dall'Asia Minore in Grecia e presente a Roma già nel 205 a.C. - troviamo passione, flagellazione, morte, rinascita...)

altrettanto degne di nota sono peraltro le seguenti parole che appartengono alla tradizione Indù sulla nascita del dio Krishna (una tradizione di mille anni più vecchia del Vangelo), sta poi a voi elaborare le debite riflessioni:
«...la volontà dei Deva fu compiuta; tu concepisti nella purezza del cuore e dell'amore divino. Vergine e madre, salve! Nascerà da te un figlio e sarà il Salvatore del mondo. Ma fuggi, poiché il re Kansa ti cerca per farti morire col tenero frutto che rechi nel seno. I nostri fratelli ti guideranno dai pastori, che stanno alle falde del monte Meru... ivi darai al mondo il figlio divino...» (E.Shurè, I grandi Iniziati, Bari, 1941)

Anche Apollonio di Tiana risorse, si presentò a due dei suoi discepoli, e li invitò a toccare la sua mano al fine di sincerarli dell'evento ultraterreno.

A dir poco curiose sembrano inoltre alcune corrispondenze temporali che intercorrono tra i "trapassi" e le "resurrezioni" di queste figure immortali: Osiride ad esempio risorge il terzo giorno, Attis nel quarto.

Risulta altresì sorprendente quanto riportato da Leipoldt (riscontrabile anche in alcuni scritti, da egli citati in nota, di M. Bruckner, Staerck e W. Bauer): «...appaiono sorprendenti alcune analogie fra il culto cristiano e la resurrezione di Mel-Marduk, la principale divinità di Babilonia, creatore del mondo, dio della saggezza, dell'arte medica e dell'esorcismo, redentore inviato dal Padre, suscitatore dei defunti, signore dei signori, re dei re e buon pastore. Come il Cristo della Bibbia, Bel-Marduk fu arrestato, processato, condannato a morte, fustigato e giustiziato insieme a un malfattore, mentre un altro delinquente viene lasciato libero. Una donna asciugò il sangue del dio, fluito da una ferita inferta da un colpo di lancia e anche lui discese negli inferi per liberarne i prigionieri, la sua tomba fu ben nota agli antichi».
Tutto questo dimostra quanto fosse diffusa nelle varie mitologie la discesa agli inferi ed il successivo ritorno.
Dioniso, Teseo, Attis, Eracle (Ercole), Orfeo, Bel, Marduk, Tammuz, Ishtar (Inanna, Astarte, Anath, Ashera, Anahita), Osiride, Apollonio di Tiana, Adone, Zagreo, Enea, Sabazio, Horus, Chuchulain, Gwydion, Amathaon, Ogier le Danois, sono solo alcuni dei numerosi nomi che si palesano a chi affronta studi relativamente approfonditi...
Last, but not least: Asclepio (Esculapio), Mitra (Mithras, Helios*, Apollo), Zoroastro (Zaratustra, legato ad Ahura Mazda), Pitagora, Iside... etc etc etc
Mi auguro che ogni credente sincero rifletta profondamente su questo importante aspetto. Nell'arco della storia la figura di Gesù è stata caricata di troppi miti; ora necessita di un minuzioso lavoro di ripulitura che restituisca a Lui dignità e rispetto, e all'uomo moderno il sacrosanto diritto alla correttezza informativa. Onestà storiografica vuole che entri in funzione il famoso ed irreprensibile "rasoio di Occam".
*«Quel che c'era di bello e di sublime nel mito del Sole venne fatto
proprio dal Cristianesimo: Helios divenne Cristo».
(Il teologo Carl Schneider, Geistesgeschichte, I, 258)

Tornando alla descrizione della Resurrezione presente sulle narrazioni evangeliche , tutta la teologia storico-critica non esita nel porre l'accento sul fatto che in essa le contraddizioni sono talmente pacchiane e numerose da offuscarne seriamente il credito.
Argomentando sul mistero della Resurrezione il teologo Grass scrive: «...tutti i resoconti hanno un marcato carattere leggendario... il contributo storico agli eventi è scarso e discutibile» e il teologo Heiler implementa dicendo: «...contraddizioni su contraddizioni» mentre il teologo Von Campenhausen esprime così il suo "fastidio": «...fra tutte le notizie a noi pervenute, non se ne trovano due che concordino fra loro» ritenendo inoltre che «...la versione dei fatti fornita da Matteo rigurgita di incongruenze e di assurdità. Tale spiacevole impressione sarebbe attenuata, se si decidesse di ignorare completamente i racconti più recenti di Matteo, Luca e Giovanni attenendosi esclusivamente, ma con la necessaria cautela, al più antico Marco».
Anche Goethe palesa chiaramente i suoi sospetti quando negli Epigrammi Veneziani scrive: «Il sepolcro è spalancato: che grandioso miracolo, il Signore è risorto! Chi ci crede! Furfanti, lo avete portato già via!».

 

 
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