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Gesù Cristo

Ormai è diventata consuetudine citare i nomi di Marco, Matteo, Luca e Giovanni come autori dei Vangeli canonici senza fermarsi più di tanto a pensare che, fatta eccezione per le Epistole paoline autentiche, non si hanno certezze sull'autore di nessuno degli scritti neotestamentari. Ritengo la rinomanza di Wikenhauser sufficiente per avvalorare questo assunto, egli dice: «La Chiesa ha fatto passare questi libri come opera dei primi Apostoli e dei loro discepoli, gettando così le fondamenta della loro autorità. In realtà essi non derivano dall'attività di nessun apostolo. Neppure il pubblicano Matteo può essere l'autore del cosiddetto "Vangelo di Matteo", in quanto l'opera non venne composta in ebraico, secondo la tesi della più antica tradizione ecclesiastica (vescovo Papias), bensì in greco; e inoltre non può risalire a nessun testimone oculare. Questa è la posizione di quasi tutta l'esegesi biblica "non-cattolica", mentre la Chiesa cattolica attribuisce questo Vangelo all'apostolo Matteo; ma anche i suoi esegeti sono costretti ad ammettere che non si conosce nessuno che abbia mai visto il presunto originale in aramaico, tradotto poi in greco, e che non esistono tracce di alcun genere del testo aramaico né di sue citazioni».

Si è osservata peraltro, nelle successive generazioni cristiane, la tendenza a collocare tutto ciò che era possibile sotto il "manto protettivo" degli Apostoli, questo al fine di conferire ad ogni scrittura una maggiore autorevolezza. Infatti molti si convinsero che «...nel cristianesimo è consentito l'inganno in nome e in onore di Dio» tesi difesa e avvalorata da Paolo (Rom. 3, 7; Philip. 1, 15), da Giovanni Crisostomo e dall'eminente Origene che, come afferma K. Deschner: «...sostenne con ferma decisione la liceità dell'inganno e della menzogna come "strumenti di salvezza" e Dio stesso, secondo lui, potrebbe mentire per amore (Origene Cels. 4, 19)» il quale poi prosegue dicendo: «...come in tutta l'antichità, dunque, anche nel Cristianesimo il "pio imbroglio" fu lecito fin dal principio; così agli Apostoli Matteo e Giovanni vennero attribuiti a torto dei Vangeli; non solo, ma venne inventato di sana pianta anche un Vangelo "secondo i 12 Apostoli", in modo da ottenere i migliori attestati di credibilità, coinvolgendo tutta la santa congrega», opinione che Wikenhauser arricchisce così: «... al solo Pietro vennero attribuiti un Vangelo, un'Apocalisse, il Kerygma e due Epistole del Nuovo Testamento che oggi anche i teologi di parte cattolica considerano inautentiche e gli disconoscono...» anche perché Pietro, essendo quasi analfabeta, non avrebbe potuto esprimersi nel modo più assoluto in un greco così raffinato.

Nella "sacrosanta opera di limitazione nella divulgazione di erronee informazioni riguardanti la figura del Cristo" vorrei ora introdurre alcune informazioni riguardanti il Vangelo di Giovanni.

Da ormai più di 150 anni l'intera bibliografia critica non riconosce all'Apostolo Giovanni il cosiddetto "Quarto Vangelo" erroneamente ad egli attribuito.

Il primo a mettere in dubbio la paternità di Giovanni in relazione al Vangelo in questione, fu lo stesso S. Ireneo di Lione in (adv. haer. 3, 1, 1) sul finire del II secolo.
Ireneo... proprio lui, l'autore della «Confutazione e smascheramento della falsa gnosi» (citata spesso come Adversus haereses).

Successivamente (a partire dai teologi Karl Theophil Bretschneider, D. F. Strauß, F.C. Baur, passando per le conclusioni dei teologi David Friedrich e Ferdinand Christian per arrivare al frutto degli studi dei teologi Hirsch, Wikenhauser, Ackermann etc etc) è stato ampiamente dimostrato che il suddetto Vangelo fu "brillantemente ideato" «in vista di una determinata concezione dogmatica, senza alcun riguardo alla ricerca storica».

Questo scritto Evangelico ha dunque significati unicamente allegorici.
Il Vangelo di Giovanni non offre informazioni attendibili sulla predicazione di Gesù ma fornisce, per contro, utilissime informazioni che aiutano la comprensione degli sviluppi del Cristianesimo nei primi secoli.

Il teologo Ackermann scrive: «il Vangelo di Giovanni... è uno scritto dottrinale totalmente astorico», questa opinione trova conferma nelle conclusioni del teologo Hirsch: «...il Vangelo di Giovanni non fu composto dall'Apostolo Giovanni... è l'ovvio risultato di un'indagine non preconcetta, sul quale non può sorvolare nessuno storico serio e rispettoso della scientificità della ricerca. Fa semplicemente pena voler contrapporre degli espedienti apologetici all'evidenza dei fatti».

Anche il Vecchio Testamento, da quanto risulta a seguito degli studi effettuati su di esso, contiene false attribuzioni.
Il Pentateuco ad esempio (i cosiddetti Cinque Libri di Mosè) non può in alcun modo essere attribuito a Mosè (sempre ammesso che questo personaggio sia realmente esistito), ma da parte cattolica si continua ad insistere sulla sua paternità. Gran parte degli scritti attribuiti a Mosè, come altri che si è pensato fossero stati redatti da David o dal figlio Salomone, in realtà sono stati composti poco meno di un millennio più tardi da meno rinomati sacerdoti ebrei.

Ora, a te che leggi chiedo: in mezzo a tante incertezze, come può il cristiano identificare dei veri punti fermi, nel proprio percorso spirituale, se non dentro se stesso?

Come possiamo far scorrere sotto i nostri occhi le righe di un antico documento e credere ciecamente, per fede, senza fermarci a riflettere sul suo livello di attendibilità?
E soprattutto: come posso chiudere i miei occhi e avere fede, mentre così nitido, avverto dentro di me, quel chiaro segnale di ammonimento? Perché dovrei lasciare inascoltata la voce amica di quell'insostituibile coscienza, rivelatrice di falsi miti, che da sempre mi accompagna con i suoi saggi e preziosi consigli? Dimmi tu, per quale curioso motivo non dovrei prestarle ascolto?

E ancora: dopo ciò che la "coscienza" ci rivela, e dopo aver trovato conferma nelle conclusioni di moltissimi storici, come possiamo ancora credere che il messaggio evangelico non sia stato irrimediabilmente titleerato?

Il fatto stesso che fra la morte di Gesù e la stesura dei Vangeli siano intercorsi tutti quei decenni (per altri scritti addirittura secoli), non può esimerci dal farci pensare che il suo originale messaggio abbia subito gravissime e imperdonabili deformazioni.

Anche il fatto che l'insegnamento di Gesù fu tramandato oralmente per quasi un secolo, mi porta inevitabilmente a supporre che potrebbe aver subito gravi contaminazioni, che sia scaduto nella leggenda popolare, e che sia stato trascinato, in balia dell'esaltazione collettiva, in una sorta di esagerato desiderio di mitizzazione del personaggio. A mio avviso proprio questa idealizzazione ha scalzato in secondo piano la vera essenza gnostica dell'originale insegnamento di Cristo.
Non credo sia facile per nessuno, oggi come oggi, convincermi del contrario.
Del resto ogni tradizione trasmessa oralmente è destinata a subire nel corso del tempo adulterazioni e mutamenti; qualcuno potrebbe negare questo?
La figura di Gesù fu sempre più idealizzata e ingigantita, ad essa si saldarono molte delle superstizioni tipiche della cultura primitiva cristiana, il suo annuncio si adattò, per dirla col teologo Leipoldt «non di rado ai bisogni e alle attese della comunità». Anche il teologo Knopf arrivò a concludere che «di Gesù si disse tutto il bene possibile» restando in sintonia con il pensiero di entrambi i teologi Pfannmüller e Hirsch convinti del fatto che la sua immagine venne già «modificata nei suoi tratti essenziali nei Vangeli in nostro possesso» e «fu fantasiosamente esaltata». Il teologo Jülicher ci conferma le analisi dei suoi colleghi quando asserisce che gli evangelisti recenziori non rivelarono nei loro scritti la figura di Gesù quale realmente fu ma «quale i bisogni dei fedeli desideravano che fosse».

Successivamente la Chiesa, credendo forse di ben operare, fece un grossolano errore quando decise di "stabilire il credo". Così nel processo di divinizzazione di Gesù, elaborò un dogma che introdusse nel canone. In questo dogma Gesù dovrà essere concepito come preesistente e identico a Dio.
Ma... su quali basi la Chiesa fondò questo dogma?
Per caso sulla definizione Figlio di Dio che di Gesù forniscono i sinottici attribuiti a Matteo e Luca?
Ma oggi tutti sanno che anche gli angeli vennero definiti in tal modo nel Vecchio Testamento e (dice Bauer) lo furono anche figure storiche come Pitagora, Platone, Augusto, Apollonio di Tiana e molti altri personaggi dell'antichità. Questo è il motivo per cui, come riporta il teologo Windisch: «...abbiamo appreso a ben distinguere tra il Figlio di Dio del Vangelo di Giovanni e della teologia sinottica, e l'Uomo Gesù, Maestro messianico, taumaturgo e profeta, quale viene delineato dagli strati più antichi della tradizione».

Dopotutto... tale era la voglia di divinizzare la figura dell'uomo Gesù, che portò gli evangelisti recenziori a marchiani errori.

Nelle proto-recensioni Evangeliche c'è ad esempio chi decise di far nascere Gesù a Nazareth (che secondo molti studiosi nemmeno esisteva a quell'epoca), e chi, per ragioni squisitamente profetico-bibliche, preferì Betlemme (città che diede le origini, già mille anni prima, al Re Davide).
Ma perché far nascere Gesù a Betlemme?
Probabilmente perché, secondo la profezia di Michea, nella discendenza di Davide si sarebbe realizzata la promessa di salvezza che il Signore aveva fatto a Israele fin dai tempi più antichi... (Mic 5,1 sgg) per questo il Messia fu chiamato "figlio di Davide" e come tale acclamato dalla folla..

In seguito ci fu chi Lo volle "nato senza peccato" e chi si affanno' invece ad inventare una discendenza che Lo collegasse allo stesso Davide.
In due ingenue genealogie, che vorrebbero legare artificiosamente Giuseppe e la *Nobiltà davidica*, gli antichi redattori si dimenticarono di far conciliare un particolare non poco spinoso (confusione che poi si pensò di risolvere proclamando un bel dogma): come poteva Gesù essere legato nel sangue alla "stirpe di Davide" (Giov. 7, 41) se suo Padre era lo Spirito Santo?
Che confusione ragazzi!
Nel Vangelo attribuito a Matteo, è infatti presente un albero genealogico che vorrebbe collegare Giuseppe a Davide tramite 42 generazioni; in quello attribuito a Luca troviamo invece un albero con nomi diversi e rami aggiunti, e le generazioni diventano così 56. Ma già sul nome del nonno di Gesù appaiono delle sconcertanti discordanze, secondo 'Matteo' si chiama «Giacobbe», 'Luca' invece sceglie per il Nobile Nonno un altro nome e così nella sua versione diventa «Elì».

Sembra quasi di vedere l'affanno e le spasmodiche corse che fecero già all'epoca per cercare di correggere queste chiarissime ed imbarazzanti discrepanze, pensate che addirittura «...si giunse ad inserire, sic et sempliciter, l'albero di Matteo nel Vangelo di Luca» (Klostermann).

A questo punto mi si perdoni la curiosità, ma sorge spontanea una nuova domanda: se, come insegna l'Enciclica di Leone XIII "Providentissimus Deus", gli Evangelisti «esprimono con infallibile veridicità tutto ciò che Dio ha ordinato loro di scrivere e soltanto quello», domando: chi si è sbagliato?
Forse Dio?

Procedendo nello studio si può poi curiosamente notare come la divinità di Gesù diventi sempre più precoce e accresca man mano che la trascrittura dei Vangeli si allontana cronologicamente da Lui.
Marco (il più vecchio ed attendibile fra i Vangeli sinottici) introduce il concetto "Figlio di Dio" soltanto, e giustamente, dopo il suo battesimo.
Matteo (il secondo in ordine di tempo) dice che Gesù è generato divino dalla vergine Maria.
Luca (l'ultimo dei tre sinottici) fa venerare la divinità di Gesù già da Giovanni il Battista ancor prima di nascere.
Personalmente concordo con le analisi di quegli studiosi che fanno risolutamente notare come, per i primi seguaci di Gesù, egli non fosse considerato il "Divino Figlio di Dio" né tantomeno Dio.

Solo dopo aver ricevuto l' «Innocente Spiritualità» (per dirla con Pincherle), Gesù fu innalzato alla "comunione con l'Uno Vivente" e del resto il senso della vicenda del Cristo, a mio avviso, è proprio questo.

Se fosse realmente stato l'Unigenito Figlio di Dio dalla nascita, la ricezione dello Spirito Divino sarebbe stata senz'altro superflua e "Marco", nel Vangelo più antico, non lascia dubbi in proposito quando scrive: «e subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto» (Mc. 1, 12). Questo fa chiaramente intendere l'effetto che l'accoglimento della nuova spiritualità ebbe su di Lui e sul suo cammino spirituale. Ritengo importante comprendere e sottolineare, quanto reale fu la coincidenza fra l'illuminazione ricevuta e l'inizio della attività spirituale di Gesù.
Solo dopo aver ricevuto l'Illuminazione Gesù avvertì nitidamente la divinità insita nel suo essere (divinità presente in tutti noi esseri umani) e per questo motivo, il più antico degli Evangelisti solo dopo quel momento inizia a definirlo "Figlio di Dio".

Risulta estremamente chiaro come il senso del battesimo di Gesù fu completamente stravolto già a partire dal Vangelo di Matteo, il quale, aggrava la sua già scarsa attendibilità quando fa prima dire a Giovanni Battista di non essere degno di battezzare il "riconosciuto messia", e poi lo fa tornare sui suoi passi facendogli dire: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro?», perché questa resistenza di Giovanni Battista nel voler comprendere la sua "divinità"? La questione fa assai riflettere...

Le molteplici critiche, nate a causa di questi incomprensibili eventi, e sollevate già all'epoca dei fatti, crearono non poco imbarazzo soprattutto nella Chiesa antica, al punto che Sant'Ignazio arrivò ad affermare che, col battesimo, il Signore, intendeva purificare l'acqua del Giordano, e pensate che mille anni più tardi Tommaso D'Aquino ancora condivideva quest'assurda teoria.

Ora, se, come vuole l'artificiosa dottrina cattolica, il battesimo serve a cancellare il peccato originale, che bisogno aveva Gesù nella sua presunta iniziale "impeccabile purezza" di riceverlo?

Il battesimo probabilmente voleva essere, secondo lo stesso Gesù, da intendere come un semplice invito alla "consapevolezza del peccato" e soprattutto del male, e proprio per questo motivo, secondo me, è assolutamente necessario essere adulti e ragionevolmente maturi per "riceverlo"...


 

 
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