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Dalla
piazza S. Antonio di Morbegno parte la strada che sale sul versante
orientale della valle del Bitto di Albaredo, e che conduce al Passo
San Marco. Dopo il Sacrario degli Alpini (tempietto votivo), da essa
si stacca sulla destra la strada che porta a Bema, aperta al traffico
solo nelle fasce orarie 7.00-8.30, 12.00-14.30 e 18.00-19.00.
Quest'ultima si snoda per un buon tratto tagliando in diagonale lo scosceso
versante della valle, in direzione sud, fino a raggiungere un ponte
che permette di attraversare il Bitto di Albaredo e di risalire l'ampio
dosso che separa le valli del Bitto di Albaredo e di Gerola. Dopo qualche
tornante, su di una strada molto stretta, ecco Bema, piccolo comune
posto a circa 800 metri di quota.
Lasciata l'automobile in un parcheggio della via Panoramica, si imbocca
una bella mulattiera che risale decisa il dosso, superando alcune baite
ed una grande croce. La mulattiera si congiunge alla fine con due strade
asfaltate che salgono da est e da ovest.
La salita continua ora sulla strada chiusa al traffico, che in breve
conduce al rifugio Ronchi, a quota 1170 metri.
Dal rifugio si gode di un'ottima visuale sulla Costiera dei Cech e sulla
testata della Val Masino, di cui si distinguono bene tutte le più importanti
vette. L'immagine del tramonto mostra, da sinistra, la cima del Desenigo,
il monte Spluga, i pizzi Gemelli e Cengalo, i pizzi del Ferro, le cime
di Zocca e di castello, la punta Rasica, i pizzi Torrone e l'imponente
mole del monte Disgrazia.
Dal
rifugio si può salire al pizzo Berro (m. 1847) in due modi.
Il più facile è quello di proseguire sulla strada fino ad incontrare
una fontana ed un casello dell'acqua, dove parte, a sinistra, un sentiero
segnalato che sale in un bellissimo bosco di abeti, raggiunge le baite
di Fracino e prosegue, sempre più ripido, fino a raggiungere la vetta.
Più difficile è il secondo percorso, che parte proprio dal rifugio,
a sud del quale un sentiero, anch'esso segnalato, si stacca dalla strada
e sale verso il crinale del dosso, raggiungendo la bella radura di Pozzalle,
attrezzata con tavolino, amaca ed altalena per una sosta bucolica. Il
sentiero segue quindi il crinale, con qualche bello scorcio sul dirupato
versante occidentale del dosso, e raggiunge una seconda radura, la Curt,
dove, alla sommità del prato, parte il sentiero denominato Lino, che,
dopo un primo tratto attrezzato con una corda, porta, ripido, alla vetta,
sormontata da una croce dedicata a Paolo Buzzetti.
Il panorama dalla vetta è molto ampio: oltre alle già citate vette della
costiera dei Cech e della Val Masino, si dominano quelle della Val Gerola
e della Valle del Bitto di Albaredo. L'escursione può poi proseguire
seguendo il lungo crinale del dosso (facendo attenzione al primo tratto
in discesa, un po' esposto). Si raggiunge così la baita di Aguc (m.
1876), posta in una bella conca. Si aprono a questo punto due possibilità:
prendendo
a destra si scende, attraverso il Dosso Cavallo, in Val Bomino, dalla
quale si possono raggiungere Nasoncio e Gerola, oppure, deviando a destra,
un sentiero che, tagliando il fianco occidentale del dosso di Bema,
riporta al punto di partenza; prendendo invece a sinistra si scende
all'alpe di Vesenda alta (m. 1647) e di qui, seguendo il dosso in direzione
di alcuni scheletri di alberi colpiti da fulmini, al sentiero che prosegue
verso sinistra e supera due valli, congiungendosi con un tracciato che,
percorso in leggera salita verso nord, conduce alla casera Melzi (m.
1467), alla baita di Garzino (m. 1488), alle baite di Pegolotta ed al
rifugio da cui è iniziata l'escursione.
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