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Barche lariane

 

Glossario (termini tecnici, nautici e dialettali)

   

Secondo la zona del lago si possono registrare molte varianti nei termini dialettali o nella pronuncia degli stessi. Per la trascrizione di tali termini ci si è attenuti al sistema di trascrizione semplificata proposto da Glauco Sanga (in Rivista italiana di dialettologia, I, 1977).

Vocali Pronuncia

A, i, u come in italiano
È, ò pronuncia aperta come nell'italiano bello, coro
É,ó pronuncia chiusa, come nell'italiano bere, onda
Ö' come nel francese bleu
Ö` come nel francese fleur
Ü come nel francese mur

Le vocali raddoppiate indicano un suono più lungo (es. adrée, trìi, cóo, ecc.) e l'accento cade sulla prima delle due vocali.

Consonanti Pronuncia

C come in italiano (dolce davanti ad e, i; dura davanti ad a, o, u)
C' in fine di parola, c dolce (es. vèc' = vecchio)
Ch in fine di parola, c dura (es. sèch = secco)
N come in italiano
N in fine di parola suona come nell'italiano banco
S come nell'italiano sera
Š come nell'italiano rosa
Z come nell'italiano pozzo
Ž come nell'italiano zona

(Tratto da Breva e Tivano, motori naturali-storia fotografica delle imbarcazioni Lariane)
AA.VV, Varenna 1999


TERMINI DIALETTALI

Acquaróo: parte della gondola tra due travèi (ordinate) sotto i paglioli, nella zona non protetta dai cerchi, anteriormente all'albero. Vi si accedeva attraverso un pagliolo piccolo facilmente amovibi- le. Era lo spazio dove veniva aggottata l'acqua di sentina con il Palòt (vedi).

Agòne o agùn: tipico pesce del lago apprezzato per le sue carni.

Agùn de gràsa: particolari agoni grassi, specialmente utilizzati per la conservazione attraverso essiccamento (misoltìn o misultìn).

Antèna: pennone dell'albero della vela quadrata lariana, usata nei comballi, gondole, batèi e navèt

Antesìn o titleesìn: agoni piccoli, che non hanno ancora compiuto l'anno.

Arbüsèl: è l'albero della barca lariana con la vela quadrata.

Ascia: attrezzo simile ad una zappa affilata, dal manico lungo circa un metro, usata per modellare il legname di barche rustiche asportandone una grossa scaglia ad ogni colpo.

Ass de culàr: vedi bànca.

Ass de punta : vedi bànca.

Bànca: passerella che nelle gondole e nei comballi veniva usata per imbarcarsi o per caricare le merci quando lo scafo era ormeggiato con la prua appoggiata alla riva.

Bancàl: detto anche "asùnn" è una sorta di passerella abbastanza larga usata per salire dal pagliolato delle gondole alla prua e da lì a riva su un'altra passerella più stretta e più lunga, la bànca.

Biscùn o busciùn: sugheri delle reti o "galleggianti" per la pesca con la canna.

Braghètt: intelaiature in metallo atte a portare lo scalmo esternamente al bordo della barca a remi.

Brašèra: braciere a tre piedi o anche un semplice bidone di lamiera per contenere il fuoco. Di fatto era il fornello di bordo.

Breva sut a vént: situazione metereologica che si verifica quando le nuvole sono spinte dal vento ma da sud arriva comunque la breva.

Brüšèl o bürcèll (burchiello): specie di comballo che si differenzia soprattutto per il lungo remo all'estrema poppa usato come timone. Imbarcazione utilizzata per la navigazione sull'Adda.

Bumbasùn: grosse nubi cumuliformi che si formano soprattutto d'estate e che possono degenerare in nuvole temporalesche.

Bütéra: attrezzo per la pesca a fondo, soprattutto invernale.

Càgna: sorta di morsetto fisso in legno fatto a forcella usato per tenere accostati i corsi del fasciame mentre si procede nella costruzione con il procedimento a fasciame sovrapposto.

Calàn o cal: cima che dai curai sull'antenna scende fino in barca. Indispensabile per ammainare la vela quadra perché in presenza di vento, tiene il picco alto sull'albero nonostante sia mollata la "treciüra", cioè la drizza (vedi).

Càmbra: chiodo fatto a larga "U" usato per tenere unite due assi.

Cantón: ognuna delle due scotte della vela quadra. Evidentemente da "cantone", cioè angolo o vertice.

Capèl: termine di norma usato nel basso lago. Vedi passadura.

Carlón: granoturco, le cui foglie venivano usate per imbottire il paiòn (vedi).

Cassètt: la stessa struttura del linàa (vedi) ma in formato ridotto e a maglie più piccole utilizzato per le arborelle.

Cavalètt: trave in legno sostenuta da gambe, a loro volta zavorrate con sassi, punto d'appoggio stabile su cui impostare la chiglia e il successivo fasciame.

Cavalìtt: sinonimo di braghètt (vedi).

Caviglia: uno dei due legni (maniglie) all'estremità delle ali del linaa (vedi).

Càvra: bastone di legno lungo circa 1,5 m. circa con un gancio in ferro fissato con una catena a circa un quinto della sua lunghezza che serviva, facendo leva, a svergolare la tavola, durante la costruzione, nel procedimento di assemblaggio del fasciame cucito.

Ciód o cióo del rìzz: chiodo della voluta anteriore decorativa, posto superiormente al dolfin delle gondole, curiosamente in numero uguale ai chiodi del ferro della gondola veneziana.

Civèl: cima che dai curai scende davanti alla vela quadra. Tesa verso il basso, al centro della vela, la sventa un poco.

Cópp: termine usato a Carate per "sassola". Vedi anche cunchètt.

Cordunìn: piccola pialla per segnare sulla fiancata delle barche una sagoma decorativa che era solitamente incisa vicino al bordo inferiore del corso più alto delle lancette per ingentilire la fiancata. Ogni cantiere aveva la propria sagoma caratteristica.

Crino: crine animale usato per imbottire i cuscini della lancetta e dei motoscafi.

Cùbia: tante reti unite calate insieme.

Cuètt: altro nome per nassa (vedi anche vertabièl).

Culdür o coladür: porzione degli intestini degli agoni posta verso la testa.

Cunchètt: sassola; si tratta di un piccolo attrezzo in legno a forma di cucchiaio aperto.

Curnàa: corniolo; legno duro usato per manici (vedi martellina).

Cüsidüra: sistema di collegamento delle assi costituenti il fasciame delle barche costruite tradizionalmente, consiste in lunghi chiodi quadrati in ferro dolce piantati in una tavola e ripiantati nella tavola sovrastante.

Dencèra: specie di rastrello sistemato sotto la barra di governo delle gondole lariane su cui si incastrava una tacca fissata alla barra stessa. Bloccava il timone non tanto per la direzione, quanto per impedire che la forza delle onde si trasmettesse direttamente e pericolosamente all'impugnatura della barra. Detta anche rastriléra.

Dingo: uguale a "dinghy".

Dubbiàa: indica il piegamento dell'albero sotto sforzo.

Durmiòn: legno trasversale posto sotto ai pontili, equivale a dormiente.

Èrbur: alghe lacustri.

Fàssa: fascia di legno longitudinale e laterale nelle gondole lariane, rinforzava e riparava dagli spruzzi "tenendo fuori l'onda".

Fiàa: colpo di vento durante i temporali (fiadüra).

Filarèl: attrezzo utilizzato per intrecciare i trefoli per la realizzazione delle cime.

Fói de sàles: letteralmente foglie di salice, si diceva degli agoni pescati prematuramente in primavera.

Fròsna: fiocina a più punte, usata per lo più di notte. Si utilizza dall'imbarcazione. Il fiocinatore a prua con una forte lampada, il barcaiolo rema in piedi con i remi sempre in acqua per fare il minor rumore possibile. È un tipo di pesca che si pratica in acque basse, vicino alla riva.

Fùfa: buccia di castagne usata per tingere le reti. Indica anche cose di poco valore (nel gioco indica avere brutte carte).

Fumaria: fronte di nebbia nettamente separata dal resto dell'atmosfera. Preannuncia solitamente breva, mentre il suo ritiro preannuncia vento.

Fürètt: è un segaccio a lama dalla punta sottile, per poter partire con il taglio dal foro fatto appositamente su di una tavola.

Gadéna: le due catene di ormeggio a prua delle gondole.

Garùf: mucchio artificiale di sassi (se di fascine si chiamava legnéra) costruito su un fondale non profondo allo scopo di dare rifugio ai pesci durante il periodo dell'accrescimento. Intorno ai garùf veniva successivamente stesa una rete circolare per la cattura degli stessi pesci.

Gatèl: angolare di rinforzo usato per aumentare la resistenza di due legni uniti con un certo angolo nelle imbarcazioni da diporto.

Gàtte: nuvole basse piatte e immobili, allungate tra il lago e la montagna, sono sintomo di brutto tempo persistente.

Grìgna: grossa roccia, posta anche sott'acqua. È un impedimento al ritiro del linàa.

Guadìn e remüscia: tipo di reti illegali utilizzate durante la frega degli agoni (gli agoni si portano verso riva per depositare le uova) e nelle prime ore della notte.

Guarnàcc: timone; nelle gondole pesca oltre la massima immersione per ridurre lo scarroccio.

Gusètt: usato anche dai e per i bambini ospiti di ville patrizie. "Guscio di noce", ossia piccola imbarcazione utilizzata anche come barchino di servizio delle barche a vela.

Imponüra: ognuno dei due tondini di ferro che attraversavano la tavola trasversale a prua delle gondole e dei comballi e che servivano da bitta. Erano sfilabili e, persino sotto tiro, si potevano sganciare con una mazza in caso di emergenza.

Incambràa: unire due assi con le càmbre (vedi càmbra).

Ingeràa: insabbiato sulla riva.

Inteàa: calafatare con la tea.

Inteiadüra: vedi inteàa.

Jou jou: terminologia ottocentesca per gusètt (vedi).

Lac o làac: il termine dialettale per lago.

Lac de sùra: lago di mezzola.

Lanzàn: cima piuttosto lunga ma sottile, adatta ad ormeggiare barche.

Lavarèll: lavarello; pesce nordico immesso nel lago verso la fine del XIX secolo. Nome scientifico coregone.

Legnéra: fascine per pesci persici (vedi garùf).

Linàa: rete principale del pescatore professionista costituita da due fiancate terminanti in un sacco

Lìtta: tipo di alga che aderisce alle rocce rendendole scivolose.

Lüchìn: sorta di gondola le cui forme erano una via di mezzo tra la gondola e il comballo.

Magnola
: barra del timone.

Mànech: manico; asta della fiocina.

Mantàula: asta longitudinale allo scafo che unisce superiormente i cerchi dall'albero fino alla poppa nella loro parte più alta. Non è mai allineata all'asse della barca perché intersecherebbe l'arbusèl (vedi) che invece deve essere in centro.

Manteghètt: galleggiante dei linàa (vedi) realizzato normalmente con una pelle di cane opportunamente conciata e unta. Più recentemente veniva usata una camera d'aria di scooter.

Martellina: legno molto duro, usato per manici e per pialle. Per fare una buona pianuzza (vedi) ci vuole una martellina stagionata quarant'anni.

Menadüra: scalmo, vedi anche braghètt.

Mèrgola: bastone lungo circa un metro sul quale vengono avvolte le reti.

Miàscia: tipico dolce lariano; vedi anche culdür.

Minio: tipica, e un tempo quasi l'unica, vernice antivegetativa usata per l'opera viva e l'interno dello scafo sotto i paglioli.

Misoltìn o misultìn: agone lasciato seccare e inscatolato in salamoia. Tipico piatto lariano.

Moc (sass): ciottoli piatti, usati per zavorrare le reti.

Muèl o gügia: sorta di grosso ago in legno per montare le reti sulla tàntena (vedi) o ripararle.

Paiòn o balìn: pagliericcio solitamente imbottito di foglie di granoturco (detto carlòn, vedi). Veniva usato come semplice ed economico materasso per dormire in barca.

Palòt: sassola grande usata come un badile.

Passadüra o andadüra: passerella in legno esterna ai cerchi delle gondole lariane. Serviva sia per trasferirsi da prua a poppa con la barca ingombra di carico, sia per avanzare con puntale (vedi puntàl).

Pedüu: scarpe dei barcaioli fatte solitamente dalle donne. Al posto delle stringhe avevano un elastico in modo da poter essere scalzate facilmente in caso di caduta in acqua. La suola in feltro faceva in modo che non scivolassero neanche sul ghiaccio.

Pendént: rete di seta specifica per lavarelli ed agoni.

Peòta: termine usato per indicare le gondole veneziane a Griante.

Pèscia: legno di pino leggero, economico ma di breve durata. Solo le barche da contrabbando o le parti di barche, per le quali non era richiesta una lunga durata, venivano costruite in pèscia.

Piàna: pialla; in particolare ci si riferiva ad una pialla lunga utilizzata per fare i "fili diritti" ossia per piallare una tavola molto diritta. La pialla piccola si chiamava pianuzza.

Pianuzza: pialla piccola.

Pinèla: mozzo dei barconi da trasporto.

Pòbbia: pioppo; legname usato solo sporadicamente perché poco duraturo anche se molto leggero ed elastico. Era l'ideale per gli ass de punta.

Poncia-pòncia: la strada più breve da punta a punta, navigare rasentando i promontori.

Punciàl o puntàl: mezzo marinaio particolarmente lungo (fino a 6-7 metri) usato per spingere la barca puntando sul fondo o tirandosi attaccati a punti fissi sulla riva.

Puncìf: andatura di una barca che naviga appruata.

Punciòn: asta di ferro, con la parte superiore conformata ad imbuto, che veniva infissa nella sabbia senza l'uso del martello ma progressivamente con movimenti avanti-indietro e rotatori. Portava superiormente un anello a cui veniva legata la corda di collegamento tra la riva e il navèt durante la pesca col linàa. Veniva usato quando mancavano altri "ormeggi" quali alberi, ringhiere ecc.

Puntàda: ogni spinta data al puntàl (vedi) per aiutarsi ad avanzare.

Puntèi: puntelli posti tra la barca in costruzione sul cavalèt (vedi) e le travi del soffitto o una trave unica longitudinale posta in alto parallela al cavalletto.

Rabiusìn: attrezzo per piegare, sforzandole, le tavole del fasciame.

Rabòt: pialla con ferro a dentini. Serve a zigrinare la parte di tavola che va a contatto con un'altra per ottenere una migliore tenuta all'acqua.

Rampàl: vedi punciàl.

Rè' d'acquée: rete da pesca usata per lo più al largo circondando un branco di cavedani.

Rè' de tìr: detto delle reti a strascico in antitesi a "rè de posa".

Refènd: tagliare un tronco o una tavola per il lungo (nel senso dello spessore) in modo di crearne due di minor spessore.

Refendìn: sega, usata da due persone, atta a tagliare longitudinalmente i tronchi in tavole o anche le tavole stesse.

Rèm o rèmul: remo, plurale rémui.

Remadüra: scalmo.

Remusciàa: piccole reti per la cattura degli agoni e di altre specie che riuscivano a sfuggire dalle fiancate del linàa (vedi).

Rèšega: la classica sega con telaio teso da una corda.

Rét de cinta: rete installata intorno alla legnéra (vedi) e ai garüf (vedi) per catturare il pesce che vi si rifugiava.

Revultùn: quando il vento da nord, più frequentemente all'titleezza del centro lago, gira e sembra che torni indietro come breva.

Risciàda o risciùn: riva artificiale degradante costruita generalmente all'interno di moli con sassi di Moltrasio messi di costa. Serviva per appoggiarvi la prua dei barconi e facilitarne l'ormeggio e lo scarico.

Rizz: la voluta in legno che orna sia il timone che il dolfin a prua delle gondole lariane.

Rumada: temporale, o meglio quel gruppo di nuvole nere che preannuncia il temporale.

Sac su el cóo: un sacco rivoltato e arrotolato sulla testa e il resto lasciato cadere sulle spalle. Usato dagli scaricatori al fine di evitare lo scivolamento del carico trasportato sulle spalle e protezione per le spalle stesse quando il carico era dannoso, come ad esempio sacchi di sale.

Sass: vedi moc.

Sbaretìn o spundìn: parti laterali unite agli schienali delle barche a remi.

Schienal o scenal: schienale delle inglesine per lo più in paglia di Vienna.

Schifo: barca piuttosto inconsueta, utilizzata quasi unicamente sull'alto lago per trasporto (soprattutto dai contadini).

Scighéra: foschia causata da una eccessiva umidità sul lago, talvolta talmente forte da non far distinguere la sponda opposta.

Scighèzz: falcetto per tagliare le alghe.

Sciopetùn: termine usato per un grosso fucile (il fucile è chiamato sciòp).

Sciòcc: usato per indicare un grosso blocco di legno massello (ciocco).

Scuàz: attrezzo per impeciare; costituito da un'ammasso di stracci e pezzi di corde vecchie fissato in cima ad un manico.

Sedàal: filo incolore ricavato dalla larva del baco da seta stirato gradualmente, fino a renderlo il più fine possibile, per poi farlo essiccare.

Sepùlc o sefùlc: attrezzo utilizzato per pressare la tea (vedi).

Segurìn: piccola accetta; con la solètta erano i principali strumenti di lavoro del sepultòn (vedi).

Sepultòn o sepulcìn: il tradizionale maestro d'ascia lariano.

Seràcc o segòtt: sega con una impugnatura e lama larga.

Sèrc o cèrc: i cerchi tipici delle imbarcazioni lariane. Sul lago di Lugano vengono chiamati "arciuni".

Se rump i nigul o nigui: "si rompono le nuvole"; si usa dire quando la pioggia è talmente forte che sembra scaricata a secchiate.

Sgavèzz: curva del cavallino, insellatura di uno scafo.

Sgorbia: ordinata della struttura di una barca piccola, soprattutto in quelle a clinker.

Sibièl: retino porta pesci.

Smurzètt:termine usato sia per il morsetto vero e proprio che, talvolta, per un altro attrezzo chiamato càgna (vedi).

Smusso all'inglese: sinonimo di fasciame a clinker.

Solètta o sulètta: attrezzo consistente in una sorta di martello dotato, da un lato, di una lama orizzontale molto tagliente.

Sòstra o sùstra: luogo coperto unicamente da un tetto, solitamente in tegole, e quasi sempre con un lato addossato ad un muro o ad una roccia. Era il luogo dei più vecchi cantieri. Quando è chiuso viene chiamato laboratorio.

Spàzz o spàzza: unità di misura consistente nella distanza tra le due mani a braccia tese, corrisponde al marino "braccio".

Spònda: tavola verticale posta sopra la passadüra.

Stèrni: paglioli.

Stèrni a quadrìtt: paglioli a carabottino con legni tra loro incassati. I fori quadrati risultanti servono a lasciar traspirare la sentina ed a evitare la muffa.

Stómech: la parte centrale e più ampia della barca.

Stralüsc: lampo dei temporali.

Sug o sùga: corda in fibra vegetale quasi imputrescibile.

Svaculàa: remare per lavoro; indica in modo dispregiativo la fatica.

Tàcch: tacche di quel particolare ferro utilizzato al fine di bloccare la magnóla (vedi) del guarnàcc (vedi) delle gondole.

Tàntena: ogni una delle due corde che delimitavano sopra e sotto la rete.

Tàzza: contenitore per bere il vino, caraffa solitamente da mezzo litro.

Tazzà: bere vino.

Tea: pellicola che si staccava dall'interno della corteccia della pianta di tiglio dopo una prolungata immersione in acqua dei tronchi. Veniva usata quale stoppa per calafatare con il sepùlc (vedi) le barche "cucite".

Tem: casottino a poppa dei comballi con il tetto a capanna. Serviva come riparo e come deposito.

Tenivèl: succhiello a mano atto alla foratura, dotato di un manico in legno duro di corniolo o martello.

Treciura: cima robusta e proporzionata alle dimensioni della barca, normalmente in cotone o in canapa.

Tremàcc: rete con galleggianti; adatta alla cattura di svariati pesci, soprattutto persici.

Tremiòn: paletto verticale posto vicino alla prua dei comballi e delle gondole e usato come scalmo.

Vertabièl o ruzòo: classica nassa usata per lo più sui fiumi.

Vùlta là: ribattuto; usato per i chiodi ribattuti dall'interno di uno scafo.

Vultarnìn: rete di seta per lavarelli ed agoni.

Vultiróo: uguale alla rèsega (vedi) ma con la lama molto sottile per poter eseguire tagli in curva, anche stretta.

Zap o zapèta: simile all'ascia (vedi) ma più piccola e dotata di manico.



TERMINI TECNICI ESSENZIALI

Bitta: attrezzo di coperta che consente l'ancoraggio delle cime di attracco.

Boma: in un armamento velico è l'elemento rigido di inserimento orizzontale della randa incernierato perpendicolarmente alla base dell'albero.

Bordo: parte emergente del fianco dell'imbarcazione

Capodibanda: guarnizione superiore dello "spessore" del fasciame del fianco qualora questo sopravanzi rispetto alla coperta.

Carena: parte immersa dell'imbarcazione.

Chiglia: elemento strutturale principale dell'ossatura di una imbarcazione; costituisce la base sulla quale vengono posti tutti gli altri elementi; giace sul piano di simmetria.

Cima: genericamente cavo o corda di bordo.

Coperta
: piano che copre e chiude la parte superiore degli scafi.

Corrente: elemento strutturale longitudinale di irrigidimento del fianco dell'ossatura di un'imbarcazione.

Costola: elemento strutturale trasversale di irrigidimento nell'ossatura di un'imbarcazione.

Crocetta: elemento orizzontale dell'albero sottoposto a compressione da parte delle sartie, con funzione di divaricatore dell'angolo di attacco delle stesse in testa d'albero.

Cubia: elemento attraverso il quale scorre la catena o la cima dell'ancora.

Deriva: appendice di carena, spesso mobile, con funzioni di stabilizzante di rotta e di assetto.

Deviata: elemento strutturale (simile all'ordinata) talvolta presente alle estremità di un'imbarcazione. È così chiamata perché la sua posizione risulta orlata diagonalmente rispetto alla chiglia.

Dislocamento: peso dell'acqua spostata dalla parte immersa di una barca; equivale al rapporto tra il peso della barca ed il valore del "peso specifico" dell'acqua.

Dormiente: corrente di sommità in corrispondenza della giuntura con la coperta.

Drizza: cavo di sospensione delle vele o dei pennoni. Permette di drizzare (innalzare) le vele o ammainarle in coperta.

Fasciame: tamponamento esteriore di rivestimento dell'ossatura dello scafo, vera e propria "pelle" dell'imbarcazione.

Flessibile: strumento per la redazione del Piano di Costruzione. Lista elastica di legno che flettendosi si adatta a supportare la tracciatura delle curve.

Linea d'acqua: (WL, water line) nel disegno di un piano di costruzione essa rappresenta una qualunque sezione orizzontale praticata all'imbarcazione. La sua forma è evidenziata sulla vista in pianta.

Linea di costruzione: (LC) nel disegno di un piano di costruzione essa rappresenta la linea di base del profilo di una imbarcazione. Giace sul piano di simmetria e ne costituisce la proiezione sul piano orizzontale del triedro proiettivo. Generalmente coincide con la linea di chiglia.

Madiere: elemento strutturale trasversale del fondo posto tra chiglia e costola.

Maestra: sezione trasversale verticale operata in prossimità del baglio massimo ossia della massima larghezza dell'imbarcazione.

Murata: fianco dello scafo.

Ombrinale: foro di scarico delle acque piovane.

Opera morta: insieme di tutte le parti emerse di un'imbarcazione.

Opera viva: insieme di tutte le parti immerse di un'imbarcazione.

Ordinata: elemento strutturale di rinforzo trasversale dell'ossatura di un'imbarcazione; sinonimo di costola.

Ordinata: nel disegno di un piano di costruzione essa rappresenta una qualunque sezione parallela alla sezione maestra.

Pagliolo: sorta di pavimento di tavole in legno o di lamiera che copre il fondo della barca.

Pennone: antenna orizzontale di legno o di ferro, cui è inserito il lato superiore delle vele quadre.

Piano di simmetria: nella geometria di un'imbarcazione è quel piano che individua il diaframma fra due opposte metà perfettamente simmetriche; giace verticalmente a centro barca.

Profilo: (sezione) nel disegno di un piano di costruzione esso rappresenta una qualunque sezione parallela al piano di simmetria.

Profilo: (vista) alzato del fianco dell'imbarcazione in una rappresentazione grafica effettuata in "proiezione ortogonale".

Sartia: cavo di sostegno dell'albero tesato tra la sua sommità ed i fianchi della barca.

Scalmo: caviglia di legno o di ferro nella quale lavora il remo.

Stazza: stazza lorda è la misura di tutti i volumi chiusi della nave: somma dei volumi che non hanno capacità di utilizzazione ma servono al funzionamento, e di quelli di utilità economica (volume destinato al carico e ai passeggeri) che costituiscono la stazza netta.

Strallo: cavo di sostegno dell'albero tesato tra la sua sommità e le estremità di prua e di poppa del veliero.
Timone: appendice mobile sottocarena attraverso cui si governa la direzione della barca.
Trincarino: elemento strutturale perimetrale della coperta, posto alla sommità della murata.
Tuga: volume rialzato di sovrastruttura giacente al di sopra del piano di coperta.