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Barche lariane

 

Imbarcazioni da diporto

   
Inglesina

L’inglesina è una barca da diporto che compare sul lago verso i primi dell’Ottocento, importata dai villeggianti inglesi per i loro momenti di svago o di riposo sul lago. È la capostipite di tutta una serie di imbarcazioni che si sono tramandate fino ai nostri giorni, soppiantando, di fatto, le vecchie barche tradizionali. Era una barca di importanti dimensioni (lunga anche oltre nove metri) dalle linee aggraziate e filanti, molto elegante e curatissima nelle finiture. A due o tre rematori, era adibita al trasporto dei ricchi signori che si spostavano sul lago. Per questo era divisa in due settori, uno per i barcaioli con panche lisce, che costituiva il motore della barca, ed uno per i passeggeri che era estremamente curato, con panche di legno e paglia di Vienna ricoperte da morbidi cuscini. Il barcaiolo era, quindi, una specie di autista per il nobile villeggiante. Successivamente (non era presente nei primi modelli) fu installato un tendalino (bufèt), montato su bracci oscillanti metallici incernierati allo scafo, per proteggersi dal sole.Ai primi del Novecento, l’inglesina si diffuse soprattutto nel ramo di Como (qui si concentravano la maggior parte dei lussuosi alberghi e delle ville signorili) e nel triangolo lariano (Menaggio, Bellagio, Varenna), e venne adottata anche come taxi nella zona del primo bacino, perché veloce, economica e leggera. Caratteristica era la linea d’acqua, lievissima lasciata a poppa dello scafo, quasi come se scivolasse sull’acqua. Le forcole, che alloggiavano i remi, erano tonde, in bronzo, spesso impreziosite da riccioli. Il fasciame non terminava in un bordo, gli scalmi venivano ricavati in corrispondenza dell’ultimo corso (utilizzando una tavola di spessore doppio rispetto a quelle inferiori), rialzati rispetto alla linea del fianco della barca. Il girone, cioè la parte posta tra lo scalmo e l’impugnatura, era quadrato, di peso maggiore rispetto a quelli a sezione tonda. Probabilmente perché questo favoriva l’uscita della pala durante la voga. Con questa barca viene introdotto sul Lario il metodo di voga “all’inglese”, vale a dire col rematore seduto che volge le spalle alla prua (tira sui remi mentre nella voga lariana tradizionale si spinge).Le panche dei rematori (banchi), pur nella loro semplicità, erano rastremate lungo gli spigoli del bordo al fine di far apparire la tavola più sottile ed elegante. Ogni dettaglio era molto curato e proprio questa cura maniacale veniva utilizzata per la “caratterizzazione” della barca, cioè come elemento di distinzione. I cavi che azionavano il timone, la bandiera a poppa ed i cuscini per le panche dei passeggeri, erano gli elementi che maggiormente le distinguevano. Le imbarcazioni delle famiglie nobili, inoltre, avevano i cuscini del colore della casata di appartenenza ed il pagliolato ricoperto da “tappetini” ricavati da passatoie dimesse provenienti, spesso, dalle stesse eleganti dimore estive. Quando le barche non erano condotte dai rispettivi proprietari, venivano ingaggiati esperti vogatori del lago. Questi venivano reclutati spesso tra i pescatori locali che, attratti dal lauto guadagno, abbandonavano temporaneamente le loro usuali attività, soprattutto nel periodo estivo.Le proprietà di questa barca, nata per le tranquille acque del Tamigi, facevano sì che fosse utilizzabile, però, solo in alcune zone del lago (come i rami) e, in ogni caso, in determinate condizioni ambientali (lago privo d’onda). I fianchi bassi, la forma sottile e lo scafo allungato, facevano in modo che questa imbarcazione risultasse molto instabile. I costruttori locali, che nel frattempo assimilarono la nuova tecnica costruttiva a fasciame sovrapposto, iniziarono ad adattare questa barca alle condizioni particolari della navigazione sul lago, sviluppando sempre nuove idee e modelli. Ecco, allora, che dall’inglesina iniziarono a derivare nuove imbarcazioni di tipologia affine ma con caratteristiche specifiche per l’utilizzo lacustre, le cosiddette lance e lancette da passeggio, oltre al già citato canòt.Nella sua forma più tipica possiamo così definire l’inglesina: lunghezza di circa sei metri, due rematori, panca a poppa realizzata in mogano o rovere e dotata di schienalino e spondine laterali impreziosite con paglia di Vienna, governo tramite timone affidato ad un uomo seduta su una panchetta all’estrema poppa della barca.

Lancia da passeggio

Con la presente denominazione furono chiamate nel tempo innumerevoli imbarcazioni (derivate dall’inglesina) con caratteristiche tecniche simili ma differenti tra loro per dimensioni, finiture, allestimenti interni.

Si andava dalla lancetta a vogatore singolo, ancora oggi in uso sul lago, alla grande lancia a tre rematori con o senza passeggero, fino a quella con quattro panche di voga (a volte denominata scialuppa a quattro rematori).  Le differenze sostanziali dall’inglesina si possono riassumere in: dimensioni inferiori dello scafo (soprattutto in tempi più recenti le barche da passeggio sono sempre più piccole), fianchi dello scafo più titlei coronati da un bordo entro il quale trovano alloggiamento le forcole metalliche per i remi, fianco rettilineo (l’alloggiamento entro il bordo degli scalmi per i remi, fa in modo che non sia più necessario il “rigonfiamento” tipico dell’inglesina in corrispondenza degli scalmi stessi . Panche e schienali in legno senza aggiunta di paglia di Vienna. In molti casi, poi, assenza totale di schienali e di timone. Il timone, in particolare, era presente solo nei primissimi modelli e successivamente abbandonato. Queste sono le differenze che si possono notare dalla semplice osservazione dei diversi scafi. Nelle imbarcazioni dell’alto Lario, dove il moto ondoso è notevolmente superiore (il lago è relativamente calmo, solitamente, nelle prime ore del mattino), le imbarcazioni avevano al loro interno una traversina larga tre centimetri, posta perpendicolarmente al fasciame, che aveva la funzione di irrobustire lo scafo e renderlo così più resistente all’impatto con le onde. I remi avevano sezione tonda (e sono rimasti tali fino ai giorni nostri), realizzati a mano, in legno di pino o di abete, a pala curva. Il metodo di voga è quello tipicamente “all’inglese” , in pratica, remando seduti dando le spalle alla prua.Negli ultimi anni una ulteriore contaminazione si è avuta con “l’importazione”, da parte di turisti, di lance provenienti dal lago di Garda. Queste, simili per metodo costruttivo e aspetto, sono riconoscibili da un diverso angolo di attacco tra la chiglia e la prua. Nelle lance lariane la prua è arrotondata e si collega con la chiglia senza creare spigoli. La prua gardese, invece, è rettilinea e crea uno spigolo all’attaccatura tra chiglia e prua.